Quando le fiabe fanno più paura ai grandi che ai piccini

La polemica scoppiata a Venezia (con risonanza nazionale..) sul progetto ‘’leggere senza stereotipi’’ in cui il Comune ha dotato le scuole per l’infanzia di libri con favole su temi anti discriminazione come disabilità, omosessualità e tutto ciò che spesso viene considerato ‘’diverso’’ ha rilanciato il tema educativo.

Al netto delle ideologie o professioni religiose, infatti, il ‘’come’’ e ‘’quando’’ un figlio entra in contatto con i vari ambiti della realtà che lo circonda ne condiziona sicuramente l’approccio futuro.

Due anni fa, stavo guardando How I Met Your Mother con mia figlia e mia moglie. Il fratello di un protagonista era gay. Io e mia moglie ci siamo guardati cercando di interpretare la reazione di Emma, all’epoca di otto anni e già a conoscenza di temi hot quali riproduzione, mestruazioni ecc. Emma ci guarda e dice ‘’guarda che so sai cosa vuol dire gay, pensa che quello stupido di Tommaso a scuola lo usa come una parolaccia! Ma ti sembra?!’’.Capitolo chiuso. O meglio aperto, poi ne abbiamo parlato in varie occasioni.

In un’altra occasione si è detta stupita del fatto che i genitori non sposati o dello stesso sesso non possano adottare un bambino, ‘’con tutti quelli che al mondo hanno bisogno di amore e non possono averlo’’ e di come invece sia ”scandaloso che ci vogliano 20 mila euro per adottarne uno”.

Come sempre ha ragione Emma: l’evoluzione della specie.

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