Promesse non mantenute

Ad esempio ricordo, doveva essere il 2007 o il 2008, che mi recai allo stadio di Jesi per vedere una partita fra le rappresentative under 20 di Italia e Montenegro. Non ricordo bene il risultato; penso che abbia vinto l’Italia, forse con almeno un gol di Stefano Okaka. Poi a fine partita ho incontrato l’allenatore montenegrino e gli ho fatto i complimenti – c’era una mezzala niente male; se mi avessero pagato per farlo mi sarei anche segnato il nome. A sua volta l’allenatore mi ha presentato il suo vice, un tipo cordiale con una casa a Tivat-Teodo, dentro le Bocche di Cattaro: il vice mi invitò a passare a trovarlo, qualora fossi tornato da quelle parti. Io presi il suo biglietto e lo assicurai che avrei tenuto presente l’invito. Poi invece non sono mai andato.

Stamattina ero lì che guardavo la nebbia padana e mi è venuta in mente questa storia, come a volte tornano su i rimpianti amorosi e i nomi e il resto di certe donne con cui mai; ma questo era un rimpianto più onesto e moralmente assai meno riprovevole, giacché non si infrange nessun comandamento nel recarsi a Tivat a trovare un conoscente.

In fondo i rimpianti migliori sono quelli minuscoli, credo. E una certa timidezza, o un malinteso senso del decoro che impedisce di piombare di sorpresa nella villa sul mare di un allenatore montenegrino di calcio giovanile, sono grossi ostacoli al godimento di una vita felice.

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