PowerMe, il cavetto che "ruba" la carica allo smartphone del vicino

I progressi nel ramo batterie e affini - ormai lo abbiamo capito - non vanno di pari passo con l’evoluzione tecnologica.

Ecco perché le batterie non durano di più


Nell’attesa che arrivi la pila definitiva non resta che attrezzarsi con mezzi di fortuna: battery pack aggiuntivi, caricatori da viaggio, cover energizzanti. È in questo quadro che va a inserirsi PowerMe, un accessorio creato da due giovani startupper italiani - Ludovico Cianchetta e Francesco Crema - e che potremmo considerare come l'equivalente per smartphone dei cavi di avviamento per la batteria dell’auto.

Stiamo parlando di un cavetto all-in-one che consente il trasferimento automatico di energia da un dispositivo all’altro. È sufficiente in buona sostanza inserire il primo dei due spinotti nello smartphone più carico e il secondo in quello rimasto “a terra” per avviare il passaggio diretto della carica.

PowerMe, le foto


PowerMe, le foto


PowerMe, le foto


PowerMe è per il momento un progetto in fase embrionale (il prodotto è da qualche ora sulla popolare piattaforma di crowdfunding Indiegogo), ma l'obiettivo è arrivare quanto prima alla distribuzione su larga scala. Per questo motivo il cavo è stato concepito per adattarsi a quasi tutti i dispositivi mobili dotati di slot Micro-USB (smartphone, tablet e altri device Android, Windows Phone e Blackberry) e - tramite adattatore - anche su oggetti dotati di connettori Lightning, Mini-USB e USB Type-C.

Il vantaggio, rispetto a tutte le varie soluzioni emergenziali per la ricarica è duplice: da un lato c’è la praticità della soluzione (PowerMe non deve essere ricaricato e può essere tranquillamente utilizzato come portachiavi); dall’altro c’è la possibilità di utilizzare il cavo anche come sistema di trasferimento plug & play per condividere foto e altri contenuti multimediali da un dispositivo all’altro (da Android verso Android o da Android verso iPhone).

Va da sé che l’unico inconveniente sia rappresentato dalla necessità di avere accanto un amico o un familiare “generoso", disposto cioè a cedere una fetta della propria carica. Ma, confidano i creatori del progetto, nell’era dei social e del file sharing, siamo pronti a condividere anche la ricarica del cellulare.

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