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Piero Grasso candidato del Pd; che peccato!

Che peccato, la candidatura di Piero Grasso. Oggi, 28 dicembre, il procuratore nazionale antimafia annuncia ufficialmente la sua candidatura alle prossime elezioni politiche, nelle liste del Partito democratico.

Che peccato: insieme a pochi altri, Grasso aveva rappresentato finora la magistratura meno incline a schierarsi; la magistratura più «tecnica», lontana dagli inseguimenti di scenario, dalle ipotesi investigative suggestive e latamente «politiche».

Che peccato. Una volta Grasso ha dichiarato che «la sanzione penale rischia di essere usata come strumento di trasformazione della politica»: una critica esplicita e coraggiosa proprio a quella velenosa metamorfosi che negli ultimi anni ha fatto della giustizia (e soprattutto di certe procure) un’indecorosa appendice della politica.

Che peccato. Quante polemiche suscitò, nella procura di Palermo, la sua scelta di imputare all’ex presidente della regione siciliana non l’accusa (difficile da dimostrare, ma politicamente più efficace) di concorso esterno in associazione mafiosa, bensì quella di favoreggiamento. Fu massacrato da alcuni suoi sostituti più politicamente schierati, Grasso: ma ebbe ragione, e lo dimostrò una sentenza definitiva che portò Cuffaro in prigione con una condanna a sette anni.

Che peccato. Con Grasso candidato, cadono gli ultimi veli. Questa magistratura, anche nei suoi uomini migliori, pare sempre troppo e sempre più vicina alla politica. La fiducia nell’ordine giudiziario ne esce ancor più scossa, irrimediabilmente indebolita. E non ce n’era davvero bisogno.

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