Piazza della Loggia. A teatro e in video

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"Sogni capovolti" di Martina Rocchi e Alessandro Mascia
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"Sogni capovolti" di Martina Rocchi e Alessandro Mascia
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Immagini dallo spettacolo "Il sogno di una cosa"
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Immagini dallo spettacolo "Il sogno di una cosa"

Ad inaugurare la manifestazione milanese Invideo, Mostra Internazionale di video e cinema oltre, che per questa edizione ha il titolo Orizzonti Globali, è un lavoro decisamente particolare. Si tratta di Sogni capovolti, lavoro di tesi di due studenti dell'Istituto Europeo di Design, Martina Rocchi (del corso di video design) e Alessandro Mascia (Sound design), a celebrare il quarantesimo anniversario della strage di Piazza della Loggia a Brescia.

La storia ha reso note quelle immagini di ombrelli in una piazza piovosa, appena prima dello scoppio della bomba. «L'idea di base dell'installazione è stata quella di ricostruire una piazza capovolta», spiegano gli autori, «così abbiamo appeso tanti ombrelli al soffitto per utilizzarli come schermi di proiezione: ribaltati e sospesi come la bomba capovolse il tempo e lo spazio e congelò questi ombrelli in un istante». E così per guardare i video bisogna stare a testa in sù e osservare ogni ombrello: contiene parole, pensieri, sentimenti e oggetti. E poi c'è l'acqua, naturalmente: una doccia di pioggia fatta di fili connessi a un ombrello, che sono un invito a raccoglierne uno per mantenere viva la storia.

Ma questo lavoro, già esposto a Brescia, poi a Reggio Emilia, ne segue uno più grande, di cui ne è in qualche modo figlio. Si tratta di Il sogno di una cosa, opera lirica contemporanea firmata da Mauro Montalbetti, autore del libretto, Marco Baliani, che ne ha composto la musica e Alina Marazzi, regista autrice della drammaturgia video. L'argomento è il medesimo, raccontare la strage bresciana, a cui hanno collaborato anche Martina Rocchi e Alessandro Mascia, ma rappresenta un unicum nel panorama attuale: è un esperimento teatrale. Perché narra i fatti attraverso linguaggi diversi tra loro, ingaggiati in un costante dialogo tra loro e con il pubblico. Alina Marazzi ci spiega perché.

Metodo. «Abbiamo cominciato a lavorare sul libretto di Baliani tutti e tre insieme, proprio per creare un discorso unico. Il mio lavoro infatti è stato quello di una drammaturgia video: ci sono più proiezioni su diverse porzioni di scenografia e svolgono tutte una funzione narrativa. L'interazione scenica coinvolge poi Baliani in qualità di attore, la soprano Alda Caiello, quella musicale (eseguita da Ensemble Sentieri Selvaggi
diretto da Carlo Boccadoro) e quella di un gruppo di giovani danzatori allievi del secondo corso di Teatrodanza della scuola Paolo Grassi».

Video. «Ci sono proiezioni sia in bianco e nero, sia a colori di epoche diverse. Ci sono immagini di repertorio, filmati da archivio soprattutto delle giornate immediatamente successive a quella della bomba, con manifestazioni varie e i filmati del funerale, con tutta la cittadinanza in piazza. Poi ci sono quelle girate ex novo, dal valore simbolico: si vedono oggetti personali, quelli che avrebbero potuto avere le persone che sono morte con sé al momento della tragedia. Ma queste cose galleggiano nell'acqua: pioveva, quel giorno, ma subito dopo lo scoppio della bomba, gli idranti hanno cancellato tutte le tracce, la piazza è stata ripulita immediatamente. E poi c'è la statua dedicata alla Bella Italia, eretta in epoca risorgimentale. Un testimone della storia, dalla guerra contro gli austriaci ad oggi. E per questo l'ho ripresa in varie forme (compresa quella da un drone...). Alla Fondazione Luigi Micheletti, poi, ho trovato moltissimo materiale dell'epoca e ho utilizzato soprattutto le foto delle scritte sui muri: parlano di un'epoca. Infine, ho convocato in piazza i cittadini di oggi per fare loro dei ritratti video. Sono in attesa di verità, ancora, in quella piazza».

Il risultato. Un lavoro corale, gigantesco, pieno di stimoli e di fatti storici. Ricorda molto da vicino il lavoro cinematografico di Alina Marazzi, quasi fosse un esploso di un suo film: elementi d'archivio ricombinati a costruire una storia, insieme a immagini recenti, amplificati dalla storia sul palcoscenico, dalle note di un soprano e dalla musica dell'ensamble, che si snoda nelle parole di un attore e nei corpi dei danzatori... «In effetti, mi ci sono trovata molto bene», commenta Marazzi.

Il sogno di una cosa andrà in scena al Piccolo Teatro di Milano dal 6 al 9 novembre.

Sogni capovolti sarà visibile fino al 9 novembre alla Fabbrica del Vapore di Milano, in occasione di Invideo


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