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Economia

Perché le donne che si truccano guadagnano di più

Prendendo spunto da un'intervista televisiva di Hillary Clinton, il periodico di costume e società  statunitense The Atlantic ha innescato un dibattito sulle difficoltà che incontrano le donne sul posto di lavoro. L'oggetto del contendere è solo apparentemente frivolo: secondo una recente ricerca, le donne meglio truccate hanno migliori risultati in termini di carriera.

Un dibattito che per i più superficiali sarebbe da ricondurre alla presunta vanità femminile, ma che in realtà rivela una realtà spesso ignorata e molto più seria: quella che The Atlantic identifica in una sorta di tassa del trucco, in inglesemakeup tax.

Per avere successo sul lavoro, alle donne è implicitamente richiesto di investire tempo e denaro in un'attività che nulla ha a che vedere con le loro capacità professionali o con il loro impegno lavorativo. Si tratta, per giunta, di un onere non indifferente: le statistiche dicono che ogni donna americana spende, in media, quindicimila dollari in cosmetici nel corso della sua vita e dedica ogni anno due settimane di tempo a truccarsi.

Nulla di cui sorprendersi, visto che nell'immaginario collettivo la donna ha le labbra rosse e gli occhi ombreggiati, anche se non è così al naturale. E pensare che si potrebbe semplicemente fare a meno di truccarsi è ingenuo, visto che presentarsi a un incontro importante o semplicemente in ufficio senza un tocco di mascara e una passata di rossetto equivarrebbe per un uomo a sedersi al tavolo delle riunioni con una camicia macchiata di salsa di pomodoro. E Hillary Clinton che ne pensa? Semplicemente, che il makeupè una "sfida quotidiana", che in certe giornate riesce meglio che in altre… affermazioni che non sono piaciute a The Atlantic, dove si sarebbero aspettati che la donna più influente del pianeta potesse sottolineare non solo la fatica di truccarsi, ma anche il fatto che questa radicata abitudine nasconde una discriminazione di genere. Il punto di vista di The Atlantic è certamente vero e condivisibile, ma non si può negare che anche quello di Hillary Clinton sia sfacciatamente, e tristemente, realista e pragmatico

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