Perché Google è diventato Alphabet

Un tempo c’era Google, adesso c’è Alphabet. Lo ha annunciato lunedì scorso Larry Page dalla homepage del motore di ricerca.

Non si tratta di un semplice rebranding, ma di una ristrutturazione che, nelle parole del nuovo ceo di Alphabet, si traduce in “una collezione di aziende”.

Alphabet, infatti, non avrà un’interfaccia diretta con i consumatori, ma in qualità di holding sarà il "contenitore” a cui le varie divisioni faranno capo. Quali? Google X, l’azienda dedicata alla sperimentazione; Calico, che si occupa di ricerca sulla longevità; Nest, specializzata in home automation; Life Sciences, che studia la bioinformatica e Fiber, ma ci sarà anche l’ala finanziaria dell’azienda - conosciuta semplicemente come le due realtà Capital e Ventures - che porta in dote gli investimenti in azioni e start up fra cui Uber, di cui l’azienda ha comprato il 6,8% nel 2013, che oggi vale 3,4 miliardi di dollari.

E Google? Rimarrà, parte di un’azienda chiamata Google 2.0 che comprende YouTube, Android, Maps e Gmail, oltre ai servizi di search e advertising.

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Gli analisti stanno cercando di capire quali possano essere i vantaggi sottesi alla ristrutturazione. Perché il modo piuttosto complicato in cui avviene suggerisce che, dietro alle quinte, ci sia di più di quanto si veda.

Una fra le ipotesi è che la riorganizzazione possa offrire maggiore protezione sul fronte degli aspetti normativi, in particolare all’interno dell’Unione Europea, riferisce il Guardian. Oppure, come scrive il New Yorker, la ristrutturazione è stata incoraggiata da Ruth Porat, il nuovo chief financial officer, in arrivo da analogo ruolo in Morgan Stanley, incaricato di placare gli investitoriistituzionali di Google che, a quanto pare, hanno preso bene la notizia dell’avvento di Alphabet: le azioni di Google hanno segnato quasi +6% dopo l’annuncio.

È possibile che alcuni investitori si sentano sollevati al pensiero che Brin e Page, adesso, potranno dedicarsi ai propri progetti di ricerca innovativa senza correre il rischio di intaccare il valore del marchio Google.

La ristrutturazione, sotto questo punto di vista, formalizza il fatto che i co-fondatori, per anni, si sono occupati di innovazione e la speranza è che, finalmente, la ricerca possa dare i suoi frutti. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che Sundar Pichai, product chief di Google, assumerà la carica di ceo di Google e si occuperà di continuare a fare soldi: Ads, Search, YouTube, Apps, Android e Maps, infatti, rappresentano il 90% del giro d’affari della holding. Per finire, addirittura, c'è chi legge nel nome scelto un segnale: “Alpha” in linguaggio finanziario significa un ritorno sugli investimenti superiore al benchmark di mercato e “bet”, in inglese, vuol dire scommessa.

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