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Economia

Perché la app economy adesso vale più di Hollywood

Il sorpasso è avvenuto silenziosamente, quasi senza che ce ne accorgessimo. Adesso, negli Stati Uniti, gli sviluppatori di Apple rappresentano collettivamente un giro d’affari superiore a quello di Hollywood. Stando ai dati resi noti da Apple, le app hanno generato un giro d’affari di oltre dieci miliardi di dollari lo scorso anno, mentre l’industria del cinema – in base ai dati di Box Office Mojo -  ha incassato dai biglietti dieci miliardi di dollari. 

Va detto che i ricavi di Hollywood non sono legati unicamente ai biglietti, ma come evidenzia Horace Dediu, analista di Asymco, anche la app economy vale molto di più dell’App Store. L’app economy, inoltre, ha creato lo scorso anno oltre 627mila opportunità di lavoro, contro i 374mila posti di Hollywood. Per i lavoratori, la app economy ha meno barriere all’entrata, offre una media dei redditi più alta (Apple passa il 70% dei ricavi direttamente agli sviluppatori), raggiunge più persone e cresce più velocemente. Secondo l’analista americano, inoltre, il giro d’affari complessivo delle app vale ormai di più di musica, tv, noleggi e acquisti di film messi insieme. 

Ma c’è di più, come riferisce Business Insider: nel 2008, la app economy non esisteva. A proposito di nuove economie, al conto andrebbero aggiunti i 46,5 miliardi di dollari generati lo scorso anno dalla galassia dei videogame. A livello globale, stando ai dati del report “European App Economy 2014” di Vision Mobile, il business delle app è un universo da quasi 70 miliardi di dollari. L’Europa a 28, però, rappresenta solo il 19% del giro d’affari globale, con un turnover 2014 stimato di 16,5 miliardi di dollari. Il problema, secondo i ricercatori, è che il peso dell’Europa sullo scenario globale sta calando e, infatti, nel 2012 si attestava sul 24%. E’ pur vero che, rispetto all’anno precedente, il fatturato del settore in Europa è cresciuto del 12% annuo, ma il resto del mondo ha messo a segno un incremento più che doppio, pari al 27%, complici i mercati dell’Asia. Questi ultimi, infatti, crescono molto più velocemente, perché gli sviluppatori orientali sono meno limitati dai vincoli burocratici tipici del Vecchio Continente.

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