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Economia

Pensioni ed esodati, quanti soldi deve trovare il governo

Almeno 500 milioni di euro o forse un miliardo o addirittura un miliardo e mezzo. Sono le risorse che il governo sta cercando nelle maglie del bilancio pubblico, per destinarle poi alla spesa previdenziale. Con la prossima Legge di Stabilità, l'esecutivo guidato da Matteo Renzi intende infatti riaprire il capitolo-pensionicambiando la Legge Fornero, cioè l'ultima riforma previdenziale approvata in Italia nel 2011. L'obiettivo, come più volte annunciato dal premier e da alcuni ministri, è consentire a molti lavoratori anziani di mettersi a risposo prima del previsto, cioè a 62-63 anni anziché a 66-67 (la soglia fissata oggi dalla Legge Fornero per l'età pensionabile).


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La questione esodati

Inoltre, il ministro dell'economia Padoan (parlando in un'audizione alla Camera) ha detto che il governo intende risolvere una volta per tutte la questione degli esodati. Si tratta di quei lavoratori che, prima del 2011, avevano sottoscritto un accordo con la propria azienda per mettersi in mobilità (spesso con l'avallo del governo) o avevano deciso di versare i contributi volontariamente, proprio in vista della pensione. Poiché l'età minima per mettersi ha riposo è stata innalzata all'improvviso dalla legge Fornero, centinaia di migliaia di lavoratori esodati si sono trovati improvvisamente di fronte a un rischio: rimanere senza reddito (perché disoccupati o in mobilità) e senza il diritto a ricevere la pensione, benché in età già anziana.


Problema di numeri

Ora il governo vuole trovare una soluzione definitiva al problema, anche se non si sa bene ancora con quanti soldi e con quali forme. Innanzitutto, non è ben chiaro il numero esatto di persone da tutelare, cioè da mandare in pensione con le vecchie regole precedenti la riforma Fornero. I comitati degli esodati sostengono che si tratta di almeno 46mila lavoratori ma c'è qualche esponente della maggioranza che non è d'accordo. E' il caso di Pietro Ichino, senatore del Pd, secondo cui le persone da tutelare sono ormai poche, meno di 1.700 , come confermato da un sondaggio svolto nei mesi scorsi dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama. Secondo Ichino, infatti, rientrano nella platea degli esodati soltanto quei lavoratori che hanno firmato in passato degli accordi per mettersi in mobilità, mentre vanno esclusi i cosiddetti contributori volontari. Si tratta di lavoratori che sono rimasti disoccupati in tarda età e che hanno versato spontaneamente i contributi previdenziali per raggiungere la data della pensione (che poi, però, è stata spostata improvvisamente in avanti dalla riforma Fornero). Per Ichino, i contributori volontari vanno dunque tutelati come disoccupati anziani e non come esodati. Il che significa dare a loro soltanto un sussidio e non una pensione vera e propria.


Quanti soldi da trovare

Se a prevalere sarà la posizione di Ichino, il governo spenderebbe ben pochi soldi per gli esodati, giacché dovrebbe tutelare meno di 2mila persone. Se invece venissero accolte le istanze dei comitati, il costo per le casse pubbliche sarebbe un po' più alto. Nei giorni scrsi, si è parlato dell'avvio nel 2016 di una settima salvaguardia (dopo le 6 già effettuate dai governo Monti e Letta) per almeno 25mila esodati (o presunti tali) con una spesa di 500 milioni di euro. I soldi che il governo stanzierà il prossimo anno nel capitolo della spesa previdenziale, però, non dovrebbero limitarsi a questa cifra. Da diverse settimane, infatti, il ministro Padoan e il suo collega Giuliano Poletti, titolare del dicastero del Lavoro, lavorano a una modifica della legge Fornero, per consentire appunto ai lavoratori più anziani di mettersi a riposo a 62-63 anni e non a 66, subendo però delle penalizzazioni sull'assegno. Per cambiare la riforma Fornero, secondo diverse indiscrezioni, l'esecutivo non sembra tuttavia disposto a stanziare più di un miliardo di euro all'anno con la Legge di Stabilità del 2016. Facendo la somma di tutte le voci di spesa, tra esodati e nuove regole per i 63enni, la manovra in vista sulle pensioni potrebbe dunque costare circa un miliardo e mezzo.


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