Penati rinviato a giudizio, ecco l'ordinanza

Carte non ne producevano. Ma i risultati sapevano come ottenerli. Dagli atti della richiesta di rinvio a giudizio per Filippo Penati e altri ventuno indagati per le inchieste sistema Sesto, Serravalle e Falck, emergono i fumosi intrallazzi di due personaggi oscuri che, per la Procura di Monza che conduce l'inchiesta, potrebbero rappresentare l'anello di congiunzione tra il malaffare locale, le coop rosse e la dirigenza dei Democratici di Sinistra.

A Giampalo Salami e Francesco Agnello, emiliano uno e siciliano l'altro, a quanto accertato dalla Guardia di finanza, é legata, da oltre dieci anni, la sorte delle aree Falck di Sesto San Giovanni. Il costruttore sestese Pasini, interrogato, rivelò che per poter procedere ai lavori di riqualificazione dell'ex area industriale più grande d'Italia, subì l'imposizione di Salami e Agnello ai quali dovette versare circa tre milioni di euro a fronte di nessun progetto mai redatto.

Il procuratore di Monza Walter Mapelli, titolare dell'inchiesta, che da oltre un anno sta facendo tremare le fondamenta del PD, ha poi interrogato il costruttore romano Caltagirone, apprendendo che anche lui dovette versare quasi trecentomila euro ad Agnello, per interposta persona, per i progetti sulla sua parte di area Falck. Oggi si scopre che, dal verbale di interrogatorio dell'ingegner Achille Colombo, ex braccio destro del vecchio Alberto Falck, quando questi era ancora proprietario delle aree, servirono già gli uffici della Fingest di Giampaolo Salami, socio di Agnello, per ottenere l'accordo di programma (in pratica la destinazione d'uso da industriale a commerciale) e che furono pagati 2 miliardi e 300 milioni a fronte di nessun progetto ma in virtù della sua "vicinanza culturale" col Comune di Sesto. I Falck ottennero solo parte di quanto richiesto ma fu comunque versata l'intera somma pattuita. Tangenti mascherate da consulenze fittizie? Semplice lobbing? La Procura cercherà di ricostruire il percorso di quel denaro.

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