Il red carpet del film Madres paralelas: Israel Elejalde, Penélope Cruz, Almodóvar, Milena Smit e Aitana Sánchez-Gijón (Ansa, Ettore Ferrari)

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Venezia parte con Pedro Almodóvar ed il suo film troppo politico e spiazzante

È Almodóvar, certo, ma non è quello che più abbiamo amato. Madres paralelas di Pedro Almodóvar apre la 78^ Mostra del cinema di Venezia, tra gli applausi della stampa (nella prima assoluta in Sala Darsena) ma pure tra perplessità, per prepararsi quindi alla Cerimonia d'apertura, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Sala Grande del Palazzo del cinema, accompagnata dalla consegna del Leone d'oro alla carriera a Roberto Benigni.

Il clima al Lido di Venezia, pur in tempi di pandemia, è frizzante e ricorda vagamente i momenti migliori, anche se sono sbucati i gazebo per i tamponi (per chi non ha il Green pass). Rispetto all'edizione 2020 della Mostra, che era stata il primo evento internazionale in presenza in epoca Covid, quando qui al Lido eravamo davvero pochi e ci sentivamo un po' cavie e molto privilegiati, ora cinefili, giornalisti e star si sono moltiplicati. Si spera in un'ennesima spinta verso la ripartenza del settore cinema, in affanno al boxoffice. «Un anno fa eravamo qua a sfidare l'ignoto», ha detto il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto. «E siamo usciti con il sorriso sotto la mascherina, contenti di esserci stati: le cose sono andate molto bene. Ci auguriamo che succeda lo stesso quest'anno».


Immagine del film "Madre paralelas" (Biennale di Venezia)

Di sicuro il parterre di divi e film è luccicante. Com'è luccicante il lustro di Pedro Almodóvar, premio Oscar nel 2003 con Parla con lei, che a Venezia è molto legato visto che è nato come regista proprio qui nel 1983, nella sezione Mezzogiorno Mezzanotte, con la commedia provocatoria L'indiscreto fascino del peccato, che non piacque all'allora direttore della Mostra Gianluigi Rondi ma ebbe una feconda scia di dibattito. Oggi nel suo nuovo film Madres paralelas, trentotto anni dopo, si riconoscono molti tratti tipici della poetica almodovariana, dai colori rossi gialli e verdi così cari, agli interni dal design vintage, dal tema della maternità a quello della solidarietà femminile, ma Pedro ha uno sguardo ovviamente più maturo, e quasi scomodamente impegnato, a discapito di quel guizzo impetuoso di carne e cuore che premeva le vene e faceva crepitare emozioni.

Madres paralelas è spiazzante. Ora va in una direzione, ora in un'altra, scarta di lato per tornare a sorpresa da dove tutto è iniziato, all'importanza della memoria storica. E per rivelarsi un film politico. Lascia disorientati: il perdersi a volte è un bene, in questo caso sa di disomogeneità. Intanto ecco Penélope Cruz, così amata da Pedro, nei panni di una fotografa improvvisamente mamma single a quarant'anni, e poi la giovane Milena Smit anche lei mamma, minorenne e tutt'altro che preparata al momento, e in mezzo ci sono amanti e mariti fedifraghi, mezzi stupri, gelosie lesbiche, morti inattese, test del Dna, distacchi repentini liquidati velocemente… Tanto, forse troppo, per tornare però lì, in quello che, quasi a sorpresa, è il motore del film, la memoria storica, appunto. E i desaparecidos di Spagna.

«La memoria storica è una questione ancora in sospeso in Spagna», ha detto Almodóvar, al Lido accompagnato dalle sue leggiadre donne, Penélope Cruz, Milena Smit, ma anche Aitana Sánchez-Gijón. «La Spagna ha un debito enorme nei confronti dei desaparecidos, seppelliti senza dignità. Sono molto sensibile a questo tema e volevo dargli visibilità». Madres paralelas, che sembra soffermarsi soprattutto sulla storia delle due maternità simultanee, che si sfiorano per ritrovarsi tragicamente intrecciate, parallelamente riapre una pagina di Storia recente. Quella degli oltre 110.000 desaparecidos spagnoli: tanti sono, secondo le Nazioni Unite, le sparizioni del periodo franchista tra il 1936 e il 1975.

Associazioni e famiglie stanno continuando a cercare resti di quegli scomparsi in fosse comuni riesumate. «È sorprendente che quest'azione di indagine sia arrivata da nipoti e pronipoti, una generazione nata in democrazia», spiega Almodóvar. «Durante la dittatura il terrore era diventato quasi patologico. In casa mia non si parlava mai di guerra».

Tra i desaparecidos più famosi di Spagna c'è addirittura il poeta Federico García Lorca, che infatti Madres paralelas cita. Tra le madri imperfette inquadrate da Almodóvar c'è quella interpretata da Aitana Sánchez-Gijón, che privilegia la carriera teatrale all'esser mamma: il suo personaggio recita Lorca. Il poeta di Romancero Gitano fu giustiziato nell'agosto del 1936, agli inizi della Guerra civile spagnola, e, nonostante ci siano già stati degli scavi per recuperarne i resti, la ricerca è stata vana. «Lorca per me è sempre stato fonte di ispirazione», dice Almodóvar.

Per Pedro e Penélope Cruz si tratta ormai della settima collaborazione, iniziata con Carne trémula. «Mi sento fortunata ad aver lavorato con lui a tanti personaggi», dice Penélope con sorriso gentile e voce delicata. «Se so che sta preparando un film, aspetto e spero che mi chiamerà per interpretarlo. Pedro è la ragione per cui ho iniziato il lavoro di attrice, a 16 anni dopo aver visto Legami!. Ho iniziato a fare provini e dopo due anni lui mi ha chiamato. Mi sento come se lui sia la mia sicurezza. Lui c'è. È molto presente. Anche sul set, non lo vedrete mai distratto con il cellulare in mano».

E Pedro conferma questo legame speciale: «È molto importante per me sapere che ci capiamo. Io chiedo molto e so che lei può darmi tutto quello che le chiedo. Questo ruolo di madre è il più complesso che ho scritto per lei».

La Janis interpretata da Penélope è una donna forte e fragile, intelligente, empatica e con tante sfumature. Intensa, sa vivere appieno, con una certa leggerezza. Sa essere indipendente ma sa anche amare. Una donna a tutti gli effetti almodovariana, ma che non buca i cuori come la suora incinta sieropositiva di Tutto su mia madre o la volitiva Raimunda di Volver – Tornare. Coppa Volpi? Molto presto per dirsi.

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