‘Partigiano Inverno’, un incantevole romanzo sulla Resistenza

Il primo romanzo di Giacomo Verri, autore di Borgosesia (Vercelli) classe 1978, è uno di quei libri da assaporare mettendosi comodi e prendendosi tutto il tempo che serve. Partigiano Inverno (Nutrimenti) non è un titolo leggero, ma una volta trovata la chiave si rivela un delicato prodotto di qualità.

Un ragazzino innamorato, un giovane irrequieto e un pensionato mite e disorientato: sono questi i protagonisti del libro, ambientato nei luoghi natii dell’autore, durante i giorni dell'Avvento del 1943. Tre diverse generazioni si confrontano con il senso e l’importanza delle scelte in uno dei momenti più importanti e difficili della storia del nostro Paese.

La Resistenza è raccontata in forma di epica contemporanea, attraverso le vicende di Jacopo Preti, partigiano accampato con i compagni tra le nevi dei monti, che ha lasciato gli studi e la bella Flora per combattere con il comandante Cino e i suoi Garibaldini. E Umberto Dedali, un bambino di dieci anni che vive con il nonno e che vorrebbe tanto partecipare alle azioni degli uomini barbuti della montagna (anche per far bella figura con l’amichetta Maria). E poi l’altro protagonista, il fratello del nonno di Umberto, Italo Trabucco, professore in pensione costretto a fare i conti con la propria inadeguatezza di fronte al conflitto in atto. Almeno fino al giorno in cui viene arrestato dai fascisti, torturato, destinato alla fucilazione con altri venti uomini e infine, per uno scherzo del destino, risparmiato.

Tanti sono i termini ricercati o desueti impiegati da Verri, che riprendono vita in una prosa antica, aulica, lirica, fatta di costruzioni barocche ed eleganti, che non appare però anacronistica e nemmeno pesante. Un esempio è il seguente periodo, suddiviso da ben quattro doppi punti, ognuno capace di aprire un diverso e ulteriore livello di costruzione dell’immaginario, in questo caso, del piccolo Umberto:

“Ma Umberto non lo ascoltava: rivedeva la faccia molle del nonno che aveva dipinto quello strano carnevale: un podestà inginocchiato però era un cattivo presagio o l’avvio di una tragica sfilata di giovani in costume da soldati: maschere che bruceranno, uomini dalle barbe stecchite e lunghe, larvati, caronteschi, con giubbe dure come elitre, accompagnati da canti di strigi: li vedeva emergere dal ventre ferito della città.”

È come se dal passato non arrivasse solo la storia narrata, ma anche il registro e la voce di un mondo lontano, che riprende vita sulle pagine di Partigiano Inverno.

Questi esercizi di stile linguistico, che ricordano i lavori di Gadda o Luigi Meneghello in Libera nos a malo (BUR), abbinati alla sapiente costruzione della trama, rappresentano probabilmente i maggiori punti di forza di Giacomo Verri, al suo primo e riuscito lavoro.

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Partigiano Inverno – Giacomo Verri (Nutrimenti)
Libera nos a malo – Luigi Meneghello (BUR)

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