I papà sprint della Superbike

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Marco Melandri, presto papà


Dario Aio

TOM SYKES

(Nella foto il pilota del Kawasaki Racing Team, 25 anni)


Come si chiama tua figlia?

Millie Grace: a mia moglie Amie il nome piaceva tantissimo e mi ha convinto subito.


Quando è nata?

Il 15 novembre 2013.


Sei entrato in sala parto?

Certo e non mi sono perso nulla! È stata un'esperienza unica e fortissima, altro che i 300 chilometri orari (ride, ndr). Meravigliosa, a parte quando Amie era davvero allo stremo delle forze: non è stato piacevole vederla soffrire.


La prima cosa che hai detto o fatto quando hai visto la bambina?

Nulla. Sono rimasto immobile, senza parole.


In cosa sei bravo con il piccola?

A farla addormentare. Adoro ascoltare il suo respiro mentre dorme: la culla è nella nostra stanza ed è fantastico sentire la sua presenza in modo così delicato.


In cosa sei una frana?

Niente di particolare, mia moglie non si può lamentare di me.


Come ti ha cambiato la vita Millie Grace?

Dormo sicuramente meno, ma da qualche settimana la situazione è migliorata: di notte si sveglia tre volte.


E in moto?

Non ha cambiato nulla. La paternità non compromette i risultati, l'hanno dimostrato anche Troy Bayliss e Casey Stoner, che correvano come razzi quando avevano i figli nel box. Anzi, una cosa è diversa: do il meglio di me. Perché ho una famiglia splendida e sono sereno come non mai.


Un salto nel futuro: tua figlia ti presenta il fidanzato, pilota. Come reagisci?

Dipende da quanto va forte il ragazzo!


Tua figlia sogna di diventare pilota: la tua risposta?

Se è davvero il suo obiettivo, verificherò le sue potenzialità. Se avrà talento, la sosterrò. Però, ammetto che preferirei diventasse una tennista o una golfista: trascorrerei la vecchiaia con maggiore tranquillità.


La lezione che vorresti insegnarle?
Guidare meglio dei ragazzi del quartiere! Scherzi a parte, il rispetto e l’educazione.


A quanti anni le permetterai di andare in discoteca?

Direi 25 e controllerò dall'auto – con i vetri oscurati – chi le sta vicino.


Un pregio che vorresti ereditasse da te?

Mi piacerebbe che apprezzasse le piccole soddisfazioni della vita.


Un difetto che non vorresti trasmetterle?

La continua ricerca della perfezione. In circuito - ed è giusto così - come fuori, è qesto + un guaio: qualsiasi lavoro faccia, deve essere impeccabile. Non è una vita facile, garantisco!


Dalla mamma, invece cosa dovrebbe prendere?

Tutto, Amie è incredibile e il suo impegno con Millie è straordinario. No, Amie non ha difetti: vuoi farmi divorziare?


Dario Aio

SYLVAIN GUINTOLI

(Nella foto il pilota dell'Aprilia Racing Team, 31 anni, con la moglie Caroline)


Come si chiama tua figlia?

Isla, è un nome scozzese e l’ho scoperto io in clinica mobile a Donington l’anno scorso: si chiama così una fisioterapista e l’ho proposto a Caroline, mia moglie.


Quando è nata?

Il 29 novembre 2013.


Sei entrato in sala parto?

Sì, come per gli altri tre figli. Questa volta ero alle spalle di Caroline, ho preferito non guardare, ma ad Alicia, la prima, avevo tagliato il cordone ombelicale.


La prima cosa che hai detto o fatto quando hai visto la bambina?

Un mega sorriso di felicità: credo che non avremo più figli, siamo già a quota quattro, ed ero preoccupato. Forse perché gli altri sono nati senza problemi. Invece è filato tutto liscio ed era anche bellissima!


In cosa sei bravo con la piccola?

Niente, a dire la verità. A parte giocare: i bambini si divertono con me.


In cosa sei una frana?
Tutto, di conseguenza! In particolare, nel cambio pannolini. È questione di pratica, lo so, ma proprio non mi abituo, pagherei oro per non evitarlo. Poi mia moglie si lamenta perché non mi sveglio mai di notte. Non mi sono mai svegliato, però ho un’attenuante: non mi accorgo di niente, ho il sonno pesantissimo!


Come ti ha cambiato la vita Isla?

Nessuno scossone; sono papà da quasi 10 anni, ormai.


E in moto?

In meglio: vado più veloce. Avere un figlio, poi, ti rende più saggio: la famiglia dà molti vantaggi ai piloti, a mio avviso.


Un salto nel futuro: tua figlia ti presenta il fidanzato, pilota. Come reagisci?

I piloti sono terribili, mi auguro non accadrà! No, non posso vietare alle mie figlie di frequentare i miei colleghi, sarebbe una contraddizione. Però, sarebbe meglio che si fidanzasse con un avvocato.


Tua figlia sogna di diventare pilota: la tua risposta?

Perché no? Già Alicia e Layla, di 9 e 6 anni, montano in sella. Olivier è ancora troppo piccolo, ha solo 2 anni.


La lezione che vorresti insegnarle?

Amare, condividere, per questo dimostro ai piccoli tutto il mio affetto. Ogni volta che sto con loro.


A quanti anni le permetterai di andare in discoteca?

Quando sarà responsabile. Non metto divieti ai miei figli.


Un pregio che vorresti ereditasse da te?

Domanda difficile, ne ho pochi, secondo me. Forse la positività. Sorrido spesso.


Un difetto che non vorresti trasmetterle?

La competitività al massimo livello. Vivo con l’obiettivo di battere il mondo.


Dalla mamma, invece cosa dovrebbe prendere?
Se Isla e le altre due figlie diventeranno brave madri come lei, saranno persone splendide. Con un po' più di pazienza, però! (ride, ndr)


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JONATHAN REA

(Nella foto il pilota del Pata Honda World Superbike Team, 27 anni, la moglie Tatia e Jake)


Come si chiama tuo figlio?

Jake. Provengo da una famiglia di "John" – nonno John, papà Johnny, io Jonathan – ma mia moglie Tatia ama i nomi originali e non le andava di continuare la tradizione, così abbiamo raggiunto un compromesso sull'iniziale: "J". E qando abbiamo visto il piccolo, abbiamo pensato che il nome fosse azzeccatissimo!ù


Quando è nato?
Il 27 settembre 2013.


Sei entrato in sala parto?
Sì. Al posto di un parto normale, come programmato, è servito un cesareo d'emergenza. Era impossibile assistere all'operazione ma ho sostenuto Tatia e dato qualche occhiata per capire come si svolgesse questo finale travagliato: è stata un'esperienza surreale.


La prima cosa che hai detto o fatto quando hai visto il bambino?

Anche prenderlo tra le braccia è stata un'esperienza fuori dal comune. Sono rimasto ammutolito.


In cosa sei bravo con il piccolo?

Un po' in tutto, specialmente nel tenerlo impegnato. Tatia, invece, è insuperabile a calmarlo prima della nanna.


In cosa sei una frana?

A pulirgli il naso: mi sa proprio che per i neonati l'operazione una tortura! E non so mai quando è ora di portarlo a letto: a volte gioco con lui fino a tardi e poi è stanchissimo per colpa mia.


Come ti ha cambiato la vita Jake?
Ha cambiato la notte. Il problema non è svegliarsi ma la paura che gli capiti qualcosa. Ora ci preoccupiamo meno, ma i primi mesi il controllo della culla era continuo.


E in moto?

Jake ha aggiunto grinta e voglia di vincere. Lui e Tatia mi seguono ovunque nei circuiti e la loro presenza mi rende felice, credo si veda da come guido: sono più rilassato e gli errori sono diminuiti.


Tuo figlio sogna di diventare pilota: la tua risposta?

Sarò dalla sua parte: non avrei avuto questa vita incredibile, senza moto. Non avrei conosciuto grandi persone e non avrei fatto esperienze straordinarie. Il terrore di un incidente c’è, però i vantaggi superano gli svantaggi; da questo sport ho imparato su affari e rapporti interpersonali più di quanto avrei potuto apprendere nelle scuola migliori.


La lezione che vorresti insegnargli?

L’onestà e il rispetto nei confronti degli altri. Prestissimo: credo sia importante spiegargli cosa sia giusto e sbagliato da subito.


Un pregio che vorresti ereditasse da te?

L'attitudine a non mollare mai.


Un difetto che non vorresti trasmettergli?

Difetti? Non ho difetti! (ride, ndr)


Dalla mamma, invece, cosa dovrebbe prendere?
Tatia ha un’empatia unica, è sempre gentile e disponibile. Mi auguro abbia queste doti. Meglio che prenda la pazienza da me, però, lei ne ha poca. E non parli quanto mia moglie quando beve un bicchiere di vino di troppo!


Dario Aio

LEON HASLAM

(Nella foto il pilota del Pata Honda World Superbike Team, 31 anni, la moglie Olivia e i figli Ava May e Max)


Come si chiama tuo figlio?

Max Peter. L'ho scelto insieme a mia moglie Olivia quando l’abbiamo visto: Max è il nome di mio nonno. Su Twitter, poi, un tifoso mi ha fatto notare un dettaglio simpatico: le sue iniziali sono MPH, cioè miles per hour: miglia orarie. Semplicemente perfetto!


Quando è nato?

Il 12 agosto 2013


Sei entrato in sala parto?

Sì. Anche per Ava May, nata nel 2011.


La prima cosa che hai detto o fatto quando hai visto Max?

Per Ava c’erano state complicazioni, per Max, per fortuna, no: quasi piangevo dalla felicità.


In cosa sei bravo con il piccolo?

A inventare giochi. Abitiamo in una fattoria, accanto ai miei genitori e a mia sorella, e trascorro con i bambni un sacco di tempo all'aria aperta. Me li godo più che posso, spesso sono via per lavoro.


In cosa sei una frana?

Tutto! Ma sono un fenomeno con i pannolini.


Come ti ha cambiato la vita Max?

Poco o niente: quando ho tutta la famiglia con me nel motorhome, siamo organizzatissimi. Ci svegliamo di notte ma lo allatta Oli, quindi per me non è un grande impegno.


E in moto?

Lui e la sorellina mi tolgono lo stress di dosso. Se la moto ha problemi o le gare sono andate male, mi basta guardarli per cancellare i cattivi pensieri. Da quando ci sono loro, si sono moltiplicati gli incidenti, è vero, ma sarebbero capitati comunque. Ho rallentato? Non mi sembra e correre anche per loro aumenta la carica, non la toglie. Avevo parlato di questo con Colin Edwards tempo fa e mi disse: "Quando è nato il primo figlio, ho vinto il Mondiale SBK; quando è arrivato il secondo, ho firmato il contratto nella MotoGP, meglio di così!".


Tuo figlio sogna di diventare pilota: la tua risposta?

Se sarà convinto, non lo fermerò.


La lezione che vorresti insegnargli?

Non smettere mai di lottare.


A quanti anni gli permetterai di andare in discoteca?

Non ci penso: il tempo vola, me ne rendo già conto, vorrei si fermasse ora che Max e Ava sono piccoli!


Un pregio che vorresti ereditasse da te?

Apprezzare ogni istante della vita.


Un difetto che non vorresti trasmettergli?

La difficoltà a riprendersi dai brutti colpi. Sono un tipo rilassato, però, quando qualcosa va storto, mi preoccupo troppo e fatico a rimettermi in piedi.


Dalla mamma, invece cosa dovrebbe prendere?

Tutto! Oli è fantastica: si prende cura di me durante gare e dei figli sempre A casa si occupa di ogni cosa: io non so nemeno dove sta la lavatrice!


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MARCO MELANDRI

(Nella foto, il pilota dell'Aprilia Racing Team, 31 anni)


Come si chiamerà tua figlia?

Martina. Il nome l'ha scelto la mamma, naturalmente (ride, ndr), e l'ho approvato al voo: avremo tutti e tre la stessa iniziale e la sigla "MM" mi piace molto. E siamo tutti e tre del Leone.


Quando nascerà?

La scadenza è il 5 agosto, ma pare che arrivi un poco prima.


Entrerai in sala parto?

Sì, mi auguro di sì.


La prima cosa che dirai o farai quando vedrai tua figlia?

Non ho idea di come reagirò, sarà la mia prima volta!


In cosa sarai bravo con la piccola?

Sarà tutta una scoperta perché non abbiamo nemmeno seguito un corso preparto. Dovremo un po’ improvvisare, insomma; bene così, credo sia più emozionante di programmare ogni dettaglio.


In cosa sarai una frana?

Sicuramente a dire no.


Come ti cambierà la vita tua figlia?

Immagino che non dormirò molto e questo un briciolo mi spaventa, lo ammetto. Per il resto, mi adeguerò volentieri: sarà una fase della vita e ognuno di noi è in grado di reagire, se si trova in una situazione particolare.


E in moto?
Quando abbassiamo la visiera, noi piloti entriamo in una dimensione diversa, distaccata dal mondo, e credo continuerà a essere così. Però, chissà, magari comtribuirà a farmi correre come una scheggia!


Un salto nel futuro: tua figlia ti presenta il fidanzato, pilota. Come reagisci?

Domanda difficile (ride, ndr). Ma no, i piloti, in fondo, sono brave persone.


Tua figlia sogna di diventare pilota: la tua risposta?
Non credo proprio che ci riuscirà: la mamma non lo permetterà, ne sono certo.


La lezione che vorresti insegnarle?

Il rispetto; io punto tanto su questo valore.


A quanti anni le permetterai di andare in discoteca?

Altra domanda difficile: posso non rispondere?


Un pregio che vorresti ereditasse da te?

L’ottimismo.


Un difetto che non vorresti trasmetterle?

Non saper staccare la testa dai problemi.

Dalla mamma, invece, cosa dovrebbe prendere?
Il sorriso di sicuro e l'educazione.


Dario Aio

MICHEL FABRIZIO

(Nella foto il pilota, 29 anni, la moglie Deborah e i figli Nicolas e Micol)


Come si chiamerà tuo figlio?
Tiago o Asia: sapremo se è maschio o femmina quando nascerà.


Quando nascerà?

A ottobre.


Entrerai in sala parto?

No perché Deborah farà il cesareo. Sono entrato per la nascita di Nicolas, che ora ha 9 anni, e mi è venuto un colpo appena ho visto ma moglie: le stavano tagliando la pancia, per fortuna avevo il muro alle spalle, altrimenti sarei andato steso a terra. Con Micol, 7 anni, invece è andato tutto liscio.


La prima cosa che dirai o farai quando vedrai tuo figlio?
Spero di fargli il bagnetto, come è capitato con Micol. Evitare volentieri l'esperienza traumatica con Nicolas, sono stati momenti durissimi: nato prematuro, è stato messo subito in terapia intensiva.


In cosa sarai bravo con il piccolo?

A farlo dormire: mi addormento anche io! Comunque, me la cavo un po' in tutto.


In cosa sarai una frana?
Con i libri. Il ruolo dell’insegnante calza a pennello a mia moglie e glielo lascio volentieri.


Come ti cambierà la vita tuo figlio?

Sarà diffiicile riprendere il ritmo dei bimbi piccoli; mettere il cancelletto per chiudere la scala e avere quelle accortezze che abbiamo perso: ormai Nicolas e Micol fanno tutto da soli.


E in moto?

Non hanno cambiato nulla i primi, perché dovrebbe accadere con il terzo?


Un salto nel futuro: tua figlia ti presenta il fidanzato, pilota. Come reagisci?

Conoscendo i soggetti, gli stacco le gambe appena gli stringo la mano. No, al contrario, sarebbe un’ottima scusa per tornare nell'ambiente.


Tuo figlio sogna di diventare pilota: la tua risposta?

Potrei anche supportarlo, a patto che non ripeta il mio errore: abbandonare gli studi. La scuola è al primo posto. Però, spero non me lo chieda: con Nicolas mi è andata bene: è appassionatissimo di calcio e dopo il campus con il Milan sta crescendo nel vivaio della prestigiosa Romulea, a Roma.


La lezione che vorresti insegnargli?

Due: il rispetto verso il prossimo e non farsi mettere i piedi in testa.


A quanti anni permetterai a tua figlia di andare in discoteca?
Quando vorrà. Magari con me, ci sono andato fino a qualche anno fa! Non intendo vietare niente ai miei figli e cerco la complicità proprio perché siano aperti e sinceri.


Un pregio che vorresti ereditasse da te?

Il sorriso.


Un difetto che non vorresti trasmettergli?
La testardaggine.


Dalla mamma, invece cosa dovrebbe prendere?

La determinazione: non perde tempo, punta dritto all'obiettivo e non la ferma nessuno.


Nel Mondiale Superbike porta bene diventare papà. Basta dare un'occhiata alla classifica, in attesa della settima tappa del Campionato (dal 20 al 22 giugno a Misano): i primi tre piloti sono genitori da meno di un anno.


Abbiamo approfittato del round di Imola per farci raccontare come la loro vita a 300 chilometri orari gira intorno a pappe e pannolini: oltre al campione in carica Tom Sykes, in testa alla graduatoria, hanno risposto Sylvain Guintoli e Jonathan Rea, che lo seguono. E poi Marco Melandri, padre tra qualche settimana, e Michel Fabrizio. Il pilota romano ha concluso la stagione tra le derivate (con il Grillini Racing Team) proprio sul circuito emiliano; dopo 9 anni di onorata carriera, però, rientra di diritto tra i rider del Campionato motociclistico più avvincente del pianeta.

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