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Nymphomaniac vol. 2, Lars Von Trier alza la posta: 5 cose da sapere

È fatta. Anche la seconda parte del "porno filosofico" di Lars Von Trier è giunta al cinema, dal 24 aprile. Chi è rimasto scandalizzato da Nymphomaniac vol. 1, lo resterà anche di più da Nymphomaniac vol. 2, che alza la posta in gioco. Ma chi già conosce e ama il regista danese e i suoi precedenti lavori (a partire da Antichrist), non sarà di certo scioccato né granché stupito, rimanendo probabilmente sottilmente affascinato dal suo tocco provocatorio, che dietro la freddezza brutale nasconde sempre una certa raffinatezza. 

Ecco 5 cose da sapere su Nymphomaniac vol. 2.

1) Il divieto alza l'asticella ai minori di 18 anni

Per Nymphomaniac vol. 1 il divieto in sala era per i minori di 14 anni. Per questa seconda parte dalla censura arriva invece il divieto ai minori di 18 anni (la versione integrale del film pensata da Von Trier è di 5 ore e mezza; per facilitare la distribuzione la produzione ha voluto anche una versione "corta" di 4 ore, realizzata dai montatori, tagliando i primi piani più espliciti dei genitali: i due volumi finora distribuiti in Italia dalla Good Films fanno parte di questa versione soft). 
Nymphomaniac vol. 2. effettivamente presenta sequenze più estreme. Stacy Martin, che interpreta la protagonista ninfomane Joe, lentamente esce di scena per dar pieno spazio a Charlotte Gainsbourg, che non è più solo narratrice ma anche esecutrice della sua escalation di dipendenza da sesso. Quando la Joe adulta si concede contemporaneamente a due uomini neri non è certo la prurigine a prevalere, anzi, svolazzano ironia e paradosso. I momenti in cui Joe si rivolge a K (Jamie Bell) sono invece i più duri e possono anche suscitare un certo fastidio. Bondage e violenza sono serviti.

2) Da Freud alla Chiesa russa, le nuove citazioni del film

Come già era stato in Nymphomaniac vol. 1, Von Trier riempie la narrazione di citazioni da onnisciente, messe per lo più in bocca a Seligman (Stellan Skarsgård), il pacato uomo che ha soccorso Joe e che vive in una casa più spoglia della cella di un monaco. Ci vengono impartiti concetti filosofici o psicologici, riferimenti letterari, musicali o religiosi... Ecco così che passiamo dai paradossi di Zenone al bambino "perverso polimorfo" di Freud, dalle icone della Chiesa Orientale alle fughe di Beethoven fino al nodo dell'alpinista Prusik. Le digressioni di Seligman si fanno forse meno intriganti e meno puntualmente parallele al percorso sessuale di Joe, tanto che anche in me talvolta è nato verso Seligman qualcosa di simile alla strafottenza che Joe ha nei suoi confronti. 

3) Lars Von Trier contro l'ipocrisia del politically correct

"Le qualità umane si possono racchiudere in una parola: ipocrisia". Joe lo dice, Lars Von Trier probabilmente lo pensa. Dietro la dolorosa vicenda umana di Joe, uno dei messaggi più taglienti che il regista lancia è questo. Che i benpensanti vadano a farsi benedire. Il politically correct, prima di tutto, è ipocrisia.
Nel 2011 il cineasta danese venne espulso dal Festival di Cannes in seguito ad alcune sue esternazioni colorite e forti, in cui diceva - tra altre cose più concilianti - di provare simpatia per Hitler e di considerare Israele una rottura di scatole. Von Trier odia il "politicamente corretto" e probabilmente non ha ancora digerito quell'allontanamento dalla Costa Azzurra. 

4) Niente di misogino, anzi...

C'è chi ha accusato di misoginia il film di Von Trier. Io sono donna e Nymphomaniac non mi sembra affatto un'opera in cui si respiri una più o meno latente avversione per le donne. Sì, vediamo il corpo di Joe sottoposto a ogni perversione, a qualsiasi "aggressione" fisica, a un logorio estenuante. Ma non si sente volontà di umiliazione, bensì desiderio di provocare e di scavare la sofferenza di un'anima attraverso il suo contenitore. I personaggi che incrociamo, uomini o donne che siano, hanno quasi tutti un'accezione abbastanza negativa, ma è la vita, bellezza, è l'umana imperfezione.
I momenti quotidiani e sessuali di Joe con P (Mia Goth) sembrano quasi sfiorare la dolcezza... ma solo per poco. E il delizioso cinico finale sembra un sigillo di misandria: che Von Trier, invece, abbia voluto stilettare il genere maschile?

5) Il bilancio complessivo? Pollice su

Alla fine di questa maratona erotica - che poco ha di erotico - qual è il bilancio complessivo? Sebbene la seconda parte scorra meno stuzzicante e veloce della prima, nel suo insieme Nymphomaniac lascia una scia quasi misteriosa di fascino. Merito della congiunzione di inquadrature fredde, in cui il sesso è rappresentato in maniera quasi clinica, e di argute e giocose trame filosofiche. Merito di un cast rigoroso nel suo gelido distacco, Charlotte Gainsbourg su tutti. Merito di un regista che mentre "schiaffeggia" lo spettatore gli regala sensazioni nuove. 

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