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Nigeria, richiesta di riscatto per le ragazze rapite da Boko Haram

Alcune delle studentesse rapite due anni fa dagli estremisti di Boko Haram in Nigeria sono state divise in gruppi e "offerte" da cellule locali del gruppo terrorista in cambio di un riscatto. Lo denuncia il quotidiano nigeriano This day a ventiquattrore dalla pubblicazione di un video esclusivo della Cnn che sembra provare che 15 di loro sono ancora vive.

- LEGGI ANCHE: Boko Haram, l'internazionale dell'orrore


#Bringbackourgirls, la protesta delle famiglie delle ragazze rapite

AFP/Getty Images
I genitori delle ragazze rapite chiedonol'intervento per poterle riportare a casa

#Bringbackourgirls, la protesta delle famiglie delle ragazze rapite

One of the mothers of the abducted Chibok girls reacts to delay in rescuing her daughter on April 14, 2015 during a gathering of parents to mark the one-year anniversary of the abduction of 219 schoolgirls by Boko Haram Islamists in the northeastern Nigerian city of Chibok in Borno State. But as the teenagers entered their second year of captivity at the hands of the Islamist militants, Nigeria's incoming president said he could give no guarantees about their safe return. AFP PHOTO / STRINGER (Photo credit should read -/AFP/Getty Images)

#Bringbackourgirls, la protesta delle famiglie delle ragazze rapite

Dan Kitwood/Getty Images

#Bringbackourgirls, la protesta delle famiglie delle ragazze rapite

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Manifestazioni nello scorso aprile ( a distanza di un anno) per ricordare le ragazze rapite a Chibok

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Manifestazioni a un anno di distanza dal rapimento delle ragazze nigeriane da parte di Boko Haram

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La madre di una delle studentesse rapite a Chibok l'anno scorso

Secondo il quotidiano sono 219, delle 270 sequestrate nella loro scuola a Chibok la notte del 14 aprile, le ragazze divise in piccoli gruppi il cui rilascio i terroristi di Boko Haram stanno trattando con i governi locali. Il giornale cita una fonte di intelligence che parla di una richiesta di 15 milioni di dollari per la liberazione delle 15 studentesse apparse nel video della Cnn. La fonte aggiunge anche che il governo è contrario al pagamento di un riscatto al gruppo terroristico considerato uno dei più sanguinari al mondo.

Ieri la Cnn ha infatti mostrato un video, che si suppone risalga allo scorso dicembre, di una mamma che mentre si avvicina a un computer riconosce sua figlia e dice piangendo ''Mia Saratu'' pronunciandone il nome.

Nella notte del 14 aprile 2014 gli estremisti di Boko Haram rapirono 276 studentesse di una scuola superiore statale a Chibok, nel nord della Nigeria. Alcune decine delle ragazze riuscirono a fuggire ma di 219 non si seppe più nulla.  Si ipotizza che i terroristi islamici di Boko Haram abbiano rapito migliaia di persone negli ultimi anni, e i sequestri di massa hanno portato il gruppo all'attenzione del mondo.
La campagna sui social network #BringBackOurGirls (Ridateci le nostre Ragazze) è arrivata fino alla Casa Bianca, utilizzata dalla first lady Michelle Obama.

Il tentativo fallito del governo nigeriano e dell'esercito di liberare le studentesse aveva causato la condanna unanime del consesso internazionale e portato alla sconfitta del presidente Goodluck Jonathan nelle elezioni dello scorso anno. In un primo momento Jonathan aveva negato che ci fosse stato un rapimento di massa, ma la pressione internazionale presto lo aveva costretto ad accettare aiuto da altri paesi nelle ricerche delle ragazze.

Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia fra gli altri hanno inviato consulenti, tra i quali negoziatori per la liberazione degli ostaggi. Il senatore Shehu Sani, coinvolto nelle trattative con Boko Haram sulle ragazze di Chibok, ha detto all'Associated Press di considerare il video credibile. Yakubu Nkeki, leader di un gruppo di sostegno ai genitori delle studentesse rapite, ha riferito di aver visto brevemente parte del video della Cnn, nel mezzo dei frequenti blackout che si verificano in Nigeria, e di aver riconosciuto alcune delle ragazze. ''Stiamo tutte bene'' dice una delle ragazze, enfatizzando la parola ''tutte''.

Ci sono stati negli ultimi mesi timori che l'uso crescente di bambine o donne adulte per portare a termine attacchi suicidi con bombe potesse indicare la trasformazione degli ostaggi in armi, incluse le studentesse di Chibok. Timori in parte fugati il mese scorso quando una ragazza kamikaze, arresasi alle forze di sicurezza nel Camerun, aveva detto di provenire da Chibok, precisando pero' poi che si trattava di una città di un'area vicina, con lo stesso nome della citta' nigeriana.

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