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Neil Gaiman e i 10 obblighi di uno scrittore (e lettore) verso il futuro

Lo scrittore e sceneggiatore britannico Neil Gaiman, autore di numerose storie a fumetti per DC Comics e di apprezzati romanzi come Coraline, Nessun dove e American Gods, è stato recentemente chiamato a fare un intervento a Londra sull’importanza della lettura, delle biblioteche e della fantasia nella costruzione del futuro. L’invito è arrivato dalla Reading Agency, un’importante associazione inglese senza scopo di lucro impegnata nella promozione della lettura e dell’alfabetizzazione.

Ebbene, Gaiman, durante il suo lungo discorso (ecco un’ottima sintesi sul Guardian), ha spiegato come la scrittura, la creazione di nuove storie e diversi mondi, abbinata alla promozione della lettura per i più giovani, siano i più importanti strumenti per realizzare un domani migliore. Soprattutto attraverso la salvaguardia delle biblioteche e del loro ruolo di custodi e, nonostante tutto, ancora di principali accessi al sapere e alla conoscenza (Gaiman le chiama “i cancelli per il futuro”).

Ma tutto ciò si può fare solo con uno sforzo condiviso da tutti. Per questo Gaiman ha concluso il suo intervento elencando un’interessante lista di doveri, o meglio, di dieci obblighi che tutti noi, come lettori, scrittori e semplici cittadini, abbiamo verso le prossime generazioni e quindi verso il futuro.

Perché, usando le parole di Gaiman, “I libri sono il modo in cui comunichiamo con i morti, il modo da cui impariamo lezioni da coloro che ci hanno preceduto”.

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Abbiamo l’obbligo di leggere per piacere, in privato e in pubblico. Se leggiamo, o se altri ci vedono leggere, impariamo, esercitiamo la nostra immaginazione. Mostriamo che leggere è una cosa buona.
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Abbiamo l’obbligo di sostenere le biblioteche. Di usare le biblioteche, di incoraggiare altri a farlo, di protestare per la chiusura delle biblioteche. Se le biblioteche non vengono valorizzate, si silenziano le voci del passato e si danneggia il futuro.
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Abbiamo l’obbligo di leggere ad alta voce per i nostri figli. Di leggergli cose che gli piacciono. Di leggergli storie di cui noi ci siamo già stancati. Di fare le voci, di renderle interessanti, di non smettere di leggere solo perché sanno leggere da soli.
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Abbiamo l’obbligo di usare la lingua. Per metterci alla prova, per scoprire cosa le parole significano e come utilizzarle per comunicare chiaramente. Non dobbiamo provare a congelare il linguaggio, a farne una cosa morta e da riverire. Dobbiamo usarlo come una cosa viva, che scorre, e permettere ai significati di cambiare con il tempo.
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Abbiamo un obbligo noi scrittori, e soprattutto noi scrittori per bambini. L’obbligo di scrivere cose vere, particolarmente quando creiamo storie di persone che non esistono in luoghi immaginari: per far capire che la verità non è ciò che accade ma ciò che ci dice qualcosa su ciò che siamo. Dopotutto, la narrativa è una bugia per raccontare la verità. E mentre dobbiamo dire ai nostri lettori cose vere, e dare loro armi e armature, e trasmettere quel poco di saggezza che abbiamo guadagnato nella nostra breve esistenza, abbiamo l’obbligo di non fare la predica o la ramanzina, di non spingere giù a forza nella gola dei nostri lettori bocconi premasticati di moralità, come fanno gli uccelli quando danno le larve ai loro piccoli. E abbiamo l’obbligo di non scrivere mai per dei bambini, mai e in nessuna circostanza, qualcosa che non vorremmo leggere noi stessi.
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Abbiamo l’obbligo di capire che come scrittori per bambini il nostro lavoro è importante, perché se facciamo male il nostro lavoro e scriviamo libri noiosi che allontanano i bambini dalla lettura, abbiamo sminuito il nostro e il loro futuro.
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Abbiamo l’obbligo – noi tutti, adulti e bambini, scrittori e lettori – di sognare a occhi aperti. Abbiamo l’obbligo di immaginare. È facile far finta che nessuno possa fare niente per cambiare il mondo, che la nostra società sia enorme e che gli individui non contino nulla. Ma la verità è che gli individui possono cambiare il loro mondo, gli individui danno forma al futuro e lo fanno immaginando che le cose possono essere diverse.
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Abbiamo l’obbligo di rendere le cose belle. Non lasciare il mondo più brutto di quanto lo abbiamo trovato, non svuotare gli oceani, non lasciare i nostri problemi alle generazioni future. Abbiamo l’obbligo di pulire dopo il nostro passaggio, e non lasciare ai nostri figli un mondo che in maniera miope abbiamo incasinato, deprivato, menomato.
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Abbiamo l’obbligo di dire ai nostri politici cosa vogliamo, e di votare contro i politici – di qualunque parte siano – che non capiscono il valore della lettura nella creazione di cittadini consapevoli, e che non vogliono agire per preservare la conoscenza e incoraggiare l’alfabetizzazione. Non è una questione politica, è una questione di umanità.
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Ad Albert Einstein fu chiesto una volta come fosse possibile rendere i bambini più intelligenti. La sua risposta fu semplice e genale: “Se volete che un bambino sia intelligente leggetegli delle favole. Se volete che diventi più intelligente, leggetegli più favole”. Aveva capito il valore della lettura e dell’immaginazione. Spero che potremo dare ai nostri figli un mondo in cui leggeranno, e saranno letti, e immagineranno, e capiranno.

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