Multe in base al reddito; una proposta di buon senso caduta sotto silenzio

Presi come siamo a commentare da un mese il tetto al pagamento con il bancomat o app18, il bonus per i giovani, o con l’orecchio teso a Bruxelles dove si scopre che una buona parte del mondo di sinistra potrebbe aver intascato centinaia e centinaia di migliaia di euro di tangenti dal Qatar è passata sotto (colpevole) silenzio una proposta fatta semplicemente di buon senso. Un buon senso generale dato che è allo stesso tempo politico, sociale ed economico.

Merito del viceministro delle infrastrutture e Trasporti, Galeazzo Bignami, che a margini di un evento sulla sicurezza stradale ha posto questo: «Potremo introdurre un incremento di sanzioni in base al reddito». Traduzione. Le multe per le infrazioni al codice della strada non saranno uguali per tutti ,a differenziate a seconda del reddito e forse anche della tipologia dell’auto. Esempio:

se un divieto di sosta oggi costa circa 30 euro da domani, l’eventuale entrata in vigore di questa proposta la porterebbe più bassa, ammettiamo a 20 euro, per i redditi bassi e diciamo 50 per quelli alti. Oppure, se fosse legato alla tipologia dell’auto, diciamo 20 per l’utilitaria e 50 per il suv. Follia?

Purtroppo il gotha della politica sul tema ha scelto di non commentare e la cosa è caduta così nel nulla. Eppure sembra frutto del buon senso e del tutto priva di contraddizioni. È chiaro a tutti che una cifra uguale per tutti ha un’influenza ben diversa a seconda del portafoglio.

Per un pensionato quelle 30 euro del divieto di sosta sono magari la pizza da mangiare fuori nel weekend; per un dirigente di una grande azienda l’equivalente della mancia che si lascia al cameriere dopo la cena stellata.

E anche lo Stato non ci perderebbe, anzi, forse incasserebbe di più. Si sa infatti che chi deve fare i conti per arrivare alla fine del mese usi la macchina il meno possibile e quindi sia meno soggetto a sanzioni ed infrazioni. I multati quindi per lo più sono persone e/o auto di livello economico più alto.

Ci vorrebbe poi davvero poco per fare una valutazione oggettiva della cosa: basta infatti chiedere o guardare fuori dal nostro giardino per vedere cosa succede in altri paesi, proprio fuori da casa nostra. In Svizzera infatti le multe vengono gestite in questa maniera e lo stesso dicasi per Germania, Danimarca, Svezia, Francia, Belgio e Gran Bretagna. Ognuno con un proprio sistema. Ad esempio anche la gravità dell’infrazione influisce in maniera pesantissima sulla sanzione economica. Questo porta a punizioni davvero salatissime, come quella comminata ad un turista svedese in viaggio in Svizzera a bordo della sua «auto sportiva» lungo l’autostrada Berna-Losanna a 290 km/h (il limite in quel tratto è di 120 km/h). La multa che ha dovuto pagare, a rate, è stata di 677 mila euro.

È troppo chiedere ai partiti e al Parlamento di fermarsi un attimo con le inutilità e fare una riflessione seria su questo tema?

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