Mps, l’inchiesta va in paradiso (offshore)

Nuovi interrogatori, richieste di chiarimento a Bankitalia, una decina di rogatorie e presto, forse, anche altri indagati: il menù preparato dai pm Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso, che indagano sui conti del Monte dei Paschi, è questo. Dopo la deposizione di Gianluca Baldassari, l’ex capo dell’area finanza dell’Mps che giovedì 21 febbraio ha confermato come il top management della banca fosse a conoscenza di ogni dettaglio dell’operazione Alexandria, i magistrati stanno cercando di ricostruire i movimenti di denaro che hanno interessato la sede londinese dell’Mps fra il novembre 2005, quando in quegli uffici venne stipulato il derivato, e l’estate 2007, quando sempre da quegli uffici iniziarono a fuoriuscire dubbi e denunce.

Nel mirino degli inquirenti sono finiti tutti i paradisi fiscali che in quel periodo hanno avuto rapporti significativi con l’Mps London. Ci sono l’Irlanda, le Cayman e il Lussemburgo. Del carnet fanno parte anche le Isole Vergini, Andorra e le British Channel Islands, mete sulle quali gli inquirenti avevano già chiesto lumi durante l’interrogatorio con l’ex direttore generale Antonio Vigni, indagato assieme all’allora presidente Giuseppe Mussari per truffa e ostacolo agli organi di vigilanza.

L’obiettivo è stabilire in quale misura e con che tempistiche i vertici di Rocca Salimbeni venissero messi al corrente di quelle operazioni. Per questo nel corso dell’ultima settimana, secondo quanto risulta a Panorama, la procura senese e gli uomini della Guardia di finanza hanno prima chiesto chiarimenti agli ispettori di Bankitalia che visitarono Rocca Salimbeni nel 2010, poi ascoltato, senza che la notizia trapelasse, almeno cinque persone fra protagonisti dell’epoca e membri delle aree vigilanza, audit e risk management dell’istituto. Non tutte le risposte sono state convincenti, tanto che qualcuno di loro potrebbe veder peggiorare la propria posizione.

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