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Cosa cambia nel Conclave con il Motu Proprio

Con il Motu proprio “Normas nonnullas”, il Papa Benedetto XVI modifica tre blocchi di norme della Costituzione apostolica “Universi dominici gregis” circa “la vacanza della sede apostolica e l’elezione del romano pontefice”.

In primo luogo chiarisce, senza più nessuna ombra di dubbio, che i cardinali hanno la possibilità di anticipare l’inizio del conclave rispetto ai quindici giorni minimi previsti dalla costituzione apostolica. Resta tuttavia nella piena ed esclusiva facoltà della congregazione generale dei cardinali la possibilità di compiere questa scelta.

In secondo luogo vengono pesantemente rafforzate le sanzioni per tutti i coloro (esclusi i cardinali) che violeranno il segreto del conclave, in particolare tecnici, cerimonieri, assistenti e il segretario del collegio cardinalizio. Per tutti ormai è prevista la scomunica “latae sententiae” (cioè automatica) in caso di violazione del segreto. Dopo lo scandalo Vatileaks, il Vaticano teme dunque nuove e pericolose fughe di notizie anche nel corso del conclave. Per i cardinali invece non è prevista la scomunica, ma un generale obbligo di coscienza (“graviter onerata ipsorum conscientia”) di conservare il segreto sul conclave anche dopo la sua conclusione.

Risolto anche il piccolo braccio di ferro su chi avrebbe dovuto celebrare la messa di apertura del conclave (“pro eligendo Papa”). L’ex segretario di Stato, Angelo Sodano, per raggiunti limiti di età rischiava di dover cedere il passo al cardinale Giovanni Battista Re (con il quale non ha mai avuto un particolare sintonia). In base alla nuova norma, invece, sarà Sodano a celebrare quella messa, perché vi parteciperanno tutti i porporati che compongono il collegio cardinalizio e non più solo gli elettori.

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