Battaglia di Mosul
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Mosul, l'Isis non c'è più: ricomincio a fumare le sigarette

Mohamed Ahmed Saleh non ha fumato per tre anni. O meglio lo faceva, ma di nascosto. Nel suo villaggio, Badoosh, sulle colline a 15 chilometri a Nord-Ovest di Mosul, sotto il dominio dello Stato Islamico era vietato fumare.

Ora l’Isis non c’è più e lui mette bene in vista il suo pacchetto di sigarette, infilato nel taschino della camicia.

Saleh voleva che tutti sapessero: era tornato a fumare. Un crimine che fino a poco tempo fa gli sarebbe costato 20 frustrate.

Mr. Saleh è un allevatore di bestiame e vive da sempre a Badoosh. Tre anni fa gli islamisti del Califfato hanno conquistato il villaggio, poco prima di occupare Mosul e farne la propria capitale. Per la popolazione è cominciata una vita d’inferno, fra continue privazioni e punizioni. Per Saleh ai supplizi si è aggiunta la fine del suo piacere quotidiano, gustarsi qualche boccata di fumo.

Fumare rappresentava la libertà. Saleh ha cercato per tre anni di aggirare in tutti i modi il divieto imposto dai jihadisti. Akhtamar Classic, ha raccontato, era l’unico marchio di sigarette contrabbandato nel territorio controllato dall’Isis.

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26 marzo 2017. Un soldato delle forze irachene antiterrorismo di guardia nell'area di al-Jadida a Mosul, colpita dai raid aerei che hanno causato la morte di circa 140 civili.
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29 marzo 2017. Un soldato delle forse di sicurezza irachene perlustra un'area della Città vecchia di Mosul, nella zona occidentale della città dove continua la battaglia tra la coalizione irachena e i miliziani dell'Isis.
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27 marzo 2017. Un uomo fuggito dalla Città Vecchia di Mosul, nella zona occidentale della roccaforte Isis in Iraq, si fa tagliare i capelli prima di venire condotto verso il campo di accoglienza di Hammam al-Alil, a sud della città.
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27 marzo 2017. Uomini in fuga dalla Città Vecchia di Mosul, nella zona occidentale della roccaforte Isis in Iraq, vengono condotti verso il campo di accoglienza di Hammam al-Alil, a sud della città.
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27 marzo 2017. Bambini fuggiti dalla Città Vecchia di Mosul, nella zona occidentale della roccaforte Isis in Iraq, osservano dei solfati delle forze di sicurezza prima di venire condotti verso il campo di accoglienza di Hammam al-Alil, a sud della città.
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27 marzo 2017. Aiuti umanitari e generi alimentari di primo soccorso distribuiti alla popolazione sfollata da Mosul, in Iraq, in un campo di accoglienza allestito presso il villaggio di Salamiyah, a est della roccaforte Isis.
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31 marzo 2017. Bambini fuggiti da Mosul camminano nel campo temporaneo di accoglienza per rifugiati interni di Hasan Sham, 30 km a est della roccaforte Isis in Iraq.
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30 marzo 2017. Un uomo con il piccolo figlio in braccio in fuga dalla loro casa nella Città vecchia di Mosul, dove continua la battaglia tra la coalizione irachena e i miliziani dell'Isis.
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30 marzo 2017. Un veicolo militare delle forse di sicurezza irachene scortano la popolazione in fuga dalla Città vecchia di Mosul, dove continua la battaglia tra la coalizione irachena e i miliziani dell'Isis.
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23 marzo 2017. Civili in fuga da Mosul, nel corso della battaglia tra le forze della coalizione irachena e i miliziani dell'Isis.
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20 marzo 2017. Donne e bambini sfollati da Mosul ovest al loro arrivo presso il campo di accoglienza per rifugiati interni di Hamam al-Alil.
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21 marzo 2017. Un soldato delle forze irachene dispiega la bandiera nazionale nei pressi della Città Vecchia di Mosul, in Iraq, in una zona sottratta al controllo dei miliziani Isis.
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19 marzo 2017. Un soldato delle Forze irachene congiunte - polizia federale irachena e "Divisione di risposta rapida" (unità d'élite del ministero dell'Interno) - presidiano un edificio durante l'avanzata nella Città Vecchia di Mosul, nella zona occidentale dell'ormai ex roccaforte Isis.
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19 marzo 2017. Un cecchino delle Forze irachene congiunte - polizia federale irachena e "Divisione di risposta rapida" (unità d'élite del ministero dell'Interno) - prende la mira durante l'avanzata nella Città Vecchia di Mosul, nella zona occidentale dell'ormai ex roccaforte Isis.
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19 marzo 2017. Forze della polizia federale irachena e della "Divisione di risposta rapida" (unità d'élite del ministero dell'Interno) avanzano nella Città Vecchia di Mosul, nella zona occidentale dell'ormai ex roccaforte Isis.
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20 marzo 2017. Un soldato delle Forze irachene in posizione nel distretto di Dawasa, nella parte occidentale di Mosul, in Iraq, da poco riconquistata dalle mani dell'Isis.
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20 marzo 2017. Soldati delle Forze irachene pattugliano il distretto di Dawasa, nella parte occidentale di Mosul, in Iraq, da poco riconquistata dalle mani dell'Isis.
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18 marzo 2017. Un ragazzo sfollato da Mosul trasporta delle coperte all'interno del campo di accoglienza per rifugiati interni di Hamam al-Alil, in Iraq.
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16 marzo 2017. Una bambina fuggita da Mosul gioca con la sua bambola nel campo di accoglienza per rifugiati interni di Hammam al-Alil, a sud della ormai ex roccaforte Isis.

Un pacchetto prima costava 750 dinari, 63 centesimi. In questo periodo poteva costare fino a 20.000 dinari, cioè 17 dollari. Allora Saleh con 4 amici fidati si sono messi d’accordo per comprare insieme un pacchetto di 20 sigarette. Ogni sigaretta veniva tagliata in 3 pezzi per farla durare più a lungo.

Saleh e suoi amici uscivano nei campi con le loro mucche e le sigarette ben nascoste. Fumavano nei campi. Poi si coprivano la faccia per non emanare odore di fumo. Si lavavano i denti e si spruzzavano l’un l’altro profumo prima di tornare indietro.

Quando ritornavano le guardie dello Stato Islamico li annusavano per assicurarsi che non avessero fumato. Ma loro riuscivano a gabbarli, nonostante i duri controlli.

Il giorno in cui lo Stato Islamico è stato cacciato dal villaggio, Saleh ha detto di aver fumato quattro pacchetti di sigarette di seguito.

Ora, dice con orgoglio, tiene sempre un pacco con sé: “Mi piace camminare e tenere una sigaretta tra le dita”. Un altro ragazzo racconta anch’egli di aver fumato trasgredendo il divieto dell’Isis. Ha raccontato della colletta di denaro con 4 o 5 amici per permettersi le sigarette durante l’occupazione.

Un pacchetto, racconta, poteva costare anche più di 100 dollari. L’equivalente della retribuzione mensile di un combattente dello Stato Islamico.

Ma questa era una pratica molto diffusa nel villaggio.

Tanti si rivolgevano al mercato del contrabbando di sigarette. Non era solo per dipendenza, ma era anche una forma di ribellione. Il giovane infatti ha rivelato che egli ha fumato anche perché era una sua forma di resistenza alla totale mancanza di libertà sotto il feroce e liberticida dominio islamico.

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