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Monti e la soglia del 10%

«Niente da fare, Silvio Berlusconi è l’unico che sa fare le campagne elettorali». A sorpresa Roberto Tortoli, deputato che lasciò il Pdl insieme a Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini, per avvicinarsi a Mario Monti, riconosce al Cavaliere il merito di una rimonta nella quale evidentemente né lui né i suoi amici ex Pdl credevano. Tortoli, Stracquadanio, Bertolini non sono stati messi in lista da Monti, per colpa secondo un gossip di Transatlantico soprattutto del «Rasputin di Tastevere», nomignolo affibiato dai maligni al ministro Andrea Riccardi, fondatore di S.Egidio.

Facile, si dirà, ora criticare Monti e riconoscere dei meriti al Cav. Ma l’incubo soglia del 10 per cento starebbe sempre più agitando  Monti e con lui l’Udc di Pier Ferdinando Casini. Per non dire il Fli di Gianfranco Fini, proprio il presidente della Camera che più di altri rischia di dire: Parlamento, ciao.

Il rischio che la coalizione montiana non superi alla Camera la fatidica soglia, prevista dal porcellum (senza la quale per avere deputati ogni forza politica che la compone deve avere almeno il 4 per cento) è al centro dei conversari di un Transatlantico semideserto. Dove però arrivano spifferi di sondaggi che darebbero Monti sempre più giù. E in affanno anche al Senato, dove comunque la sua lista unica probabilmente supererà l’8 per cento, soglia senza la quale non scattano senatori.

Monti ora è al centro delle critiche anche di quei parlamentari ex Pdl che più si erano avvicinati a lui. «Forse lo consigliano male…e poi questa cattiveria che sta sfoggiando…, ma dove li ha pescati questi americani, questo Grisolano, che poi sarebbe un collaboratore del guru di Obama, insomma, un “derivato”…?», commentano alcuni Udc. Sempre più preoccupati di scomparire cannibalizzati da un Professore che rischia di “sciupare se stesso». Massimo D’Alema dixit

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