Migranti, arrivato ad Augusta il relitto dove morirono 700 persone - FOTO

ANSA/UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE
Immagine tratta dal video girato dalla Marina Militare durante il recupero del peschereccio dove sono morti fino a 700 migranti durante il naufragio del 18 aprile del 2015, avvenuto nel Canale di Sicilia
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Frame della Marina Militare che mostra i lavori di messa a terra sul pontile di Melilli, nel porto di Augusta, del peschereccio carico di migranti naufragato il 18 aprile del 2015 nel Canale di Sicilia
Ansa/ALESSANDRO RICUPERO
Una veduta aerea del relitto del peschereccio che ha fatto naufragio il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, 30 giugno 2016
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Il relitto del peschereccio che ha fatto naufragio il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia che è stato almeno un anno a 400 metri di profondità, 30 giugno 2016
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I preparativi per accogliere il relitto del naufragio in cui morirono 700 persone. Il pescereccio collocato all'interno di una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10, dove inizieranno le operazioni di recupero delle salme, 30 giugno 2016. ALESSANDRO RICUPERO
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I rappresentanti della Marina Militare e dei Vigili del Fuoco spiegano di manovre di recupero del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015, in cui morirono circa 700 migranti, a largo della costa della Libia, Augusta, 30 giugno 2016
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Il relitto del peschereccio che ha fatto naufragio il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, 30 giugno 2016
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Un momento della conferenza stampa sul naufragio del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015, in cui morirono circa 700 migranti, a largo della costa della Libia, Augusta, 30 giugno 2016

Il giorno successivo all'ennesima tragedia di migranti annegati in mare, nel porto di Augusta approda la nave Ievoli Ivory con agganciato il relitto del peschereccio affondato il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia dopo un recupero di tre giorni che ha segnato una complessa operazione disposta dalla presidenza del consiglio, affidata al ministero della Difesa e coordinata dalla Marina Militare.

Dopo essere rimasta a circa 400 metri su un fondale del Mediterraneo, l'imbarcazione dovrebbe far tornare alla luce i 250, forse 300 corpi, triste bilancio del contrammiraglio Marina militare italiana Pietro Covino. Il tutto è costato 9,5 milioni di euro, finanziati dalla Presidenza del consiglio dei ministri. 

Purtroppo non si conosce il numero preciso delle persone che erano a bordo del peschereccio prima che affondasse e quanti siano i dispersi in mare. Ai corpi che secondo una prima valutazione si troverebbero attualmente nell'imbarcazione, si devono aggiungere le 169 salme che sono state recuperate dai sommozzatori della Marina militare e dei vigili del fuoco, più un centinaio di persone disperse.

Sono stati i migranti sopravvissuti, testimoni della tragedia, a fornire il numero di oltre 700 passeggeri imbarcati sul peschereccio. I supersiti? Soltanto 28, compresi il presunto capitano e il suo mozzo, che sono a processo a Catania. 

E dopo la triste conta cominceranno le autopsie e le identificazioni delle vittime che saranno tumulate in cimiteri siciliani.

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