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Medici senza Frontiere e il no al codice Ong, spiegato bene

Approvato e dichiarato operativo il codice di condotta per le Ong nei salvataggi in mare dei migranti, si apre ora una grande questione: cosa succederà a quelle Ong come Medici senza Frontiere che hanno deciso di non sottoscriverlo?

A fare chiarezza (in parte) dopo 24 ore di grande confusione, è stata l'Unione Europea. Che ha spiegato come, in fin dei conti, questo nuovo codice regolamenta le organizzazioni che operano in mare ma non ha un'efficacia assoluta essendo il diritto internazionale in materia comunque valido e considerato una norma superiore. Ma andiamo con ordine.

Cosa succede a chi non firma

Firmando il codice di condotta, ha spiegato la portavoce della Commissione Europpea Natasha Bertaud, le Ong "aderiscono a principi e standard operativi in linea con la legge internazionale", in cambio della garanzia che "potranno accedere ai porti italiani". La conseguenza è che chi non firma "non potrà beneficiare di queste specifiche garanzie da parte delle autorità italiane. Ma la legge internazionale continua a valere in tutte le circostanze". In particolare, ha ricordato, questa prevede che "la barca più vicina salvi le persone in mare e le conduca a un porto sicuro".

In pratica le Ong potranno comunque entrare nei porti ma, se non firmatarie, non avranno l'assicurazione di poterlo fare. "Il codice italiano di condotta - ha spiegato Bertaud - renderà più chiare a tutti gli attori le pratiche di lavoro e assicurerà alle navi delle Ong che se aderiscono ad alcuni principi e standard operativi - in linea con la legge internazionale - avranno l'assicurazione che potranno accedere ai porti italiani".

Certo, qualora una nave di Medici Senza Frontiere dovesse salvare vite in mare e portarle (in base a quanto previsto dal codice internazionale) nel porto più sicuro, potrebbe sentirsi dire "no" dall'autorità locale. Ma con quali conseguenze?

Perché MsF non ha firmato

Medici senza frontiere, insieme alla tedesca Jugend Retter, ha deciso di non firmare il codice di condotta per le Ong presentato al Viminale perché, tra le altre cose, prevede la presenza a bordo di agenti mentre "in nessun Paese in cui lavoriamo accettiamo la presenza di armi, per esempio nei nostri ospedali", come ha spiegato Gabriele Eminente, direttore generale di Msf.

"Anche se il codice era stato migliorato - aggiunge Eminente - rimaneva il punto dei trasbordi (che vengono vietati dalle navi ong a quelle dei soccorsi ufficiali ndr): abbiamo chiesto di levarlo, perché è un punto che rischia di pregiudicare l'intera operazione. E invece non è stato fatto".

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