0 seconds of 1 minute, 51 secondsVolume 90%
Press shift question mark to access a list of keyboard shortcuts
00:00
01:51
01:51
 
Home » Attualità » Politica » SuperMario alla prova delle riforme d’autunno

SuperMario alla prova delle riforme d’autunno

Dopo la lotta al Covid e – si spera – un veloce ritorno alla normalità, il premier Draghi è pronto a fare il mestiere per cui è stato chiamato. Il Prodotto interno lordo e l’export sono ripartiti, ma ora serve un cambiamento strutturale per fisco, concorrenza, pensioni e lavoro. Una rivoluzione che i partiti stanno già ostacolando con le loro mille richieste.


Fino a oggi è stato, semplicemente, Mario Draghi. Un insigne ex presidente della Bce diventato premier in modo rocambolesco e subito costretto a occuparsi di una catastrofica pandemia. Zone rosse, vaccini, green pass. E conferenze stampa a fianco dell’improbabile Robertino Speranza, bisministro della Sanità, che lo guarda come un intimorito studente universitario del primo anno. E poi, quella pletora di petulanti tecnici: «Se si ascoltano troppo, non si fa niente» dice la scorsa estate, in un fuori onda, a Dario Franceschini, pure lui riconfermato della Cultura.

Venerato garante, insomma. Roba da Draghi. «Il tempo delle grandi scelte economiche appartiene più alla normalità, la nostra è una fase emergenziale» ammette lo scorso marzo, durante la prima conferenza stampa. Adesso spera che l’inusitato rigorismo italiano nella lotta al Covid, vedi la già ubiqua carte verde estesa erga omnes a tutti i lavoratori, lo aiuti a cominciare a fare davvero il suo mestiere: l’economista. Dicono che l’effetto Draghi già si veda. Il Pil che cresce, una volta tanto, più della media europea. L’occupazione, sebbene a tempo determinato, che aumenta. Le esportazioni, martoriate dalla crisi, che tornano ai livelli pre pandemia.

Utile, ma non basta. Bisogna pure spendere la magnifica dote che l’Europa ci ha promesso, i quasi 200 miliardi del programma Next generation: «In maniera efficace e onesta», promette il presidente del Consiglio. Ma, soprattutto, urge fare le riforme. Lo ripetono, alla noia, da tempo immemore. E anche Draghi non si sottrae: «Dobbiamo avviare un percorso di riforme per rendere l’economia italiana più giusta e competitiva, capace di riprendere un sentiero di crescita che abbiamo abbandonato un quarto di secolo fa».

Percorso improbo. Roba da Super Mario. Quel sentiero è una mulattiera. Per imboccarla, il premier dovrà emulare in autunno le gesta dell’idraulico supereroe, a cui lo accostavano mentre, da banchiere europeo, informava che avrebbe fatto di tutto per salvare l’euro. L’impegnativo e speranzoso parallelismo resiste. Draghi sarebbe un eroe pratico e affidabile, come l’idraulico che nel videogioco deve riparare le tubature, ovvero i conti statali, accumulare preziose monete, ossia i soldi dell’Ue, infine salvare la principessa Peach, insomma l’Italia. Dicono: stavolta o la va o la spacca. Un governissimo guidato dal Migliore. Il potere dei partiti ai minimi storici. E una strategia ormai manifesta, sintetizzata citando uno dei suoi maestri, Beniamino Andreatta: dire pochi sì e tanti no, per evitare di venire travolto. Adesso, il potere passa ai suoi collaboratori più ascoltati. Come il ministro dell’Economia, Daniele Franco. E soprattutto il fidato consigliere di Palazzo Chigi, Francesco Giavazzi, professore bocconiano turbo liberista. Gli unici, in definitiva, scelti direttamente dal premier, a parte il politico leghista Giancarlo Giorgetti, finito allo Sviluppo economico.

L’autunno, per la politica, è sempre tribolata stagione di ripartenza. Nel caso del governo Draghi, dovrà essere l’inizio di tutto. Il premier l’ha già detto, seppur indirettamente, per rintuzzare le lunari idee di patrimoniale venute in mente al segretario del Pd, Enrico Letta: è il momento di dare più soldi ai cittadini, non di prenderli. Facile a dirsi, meno a farsi. Fin da quando uno smagliante Silvio Berlusconi, vent’anni fa, campeggiava sui giganteschi cartelloni di ogni città: «Meno tasse per tutti». Ma il lodevole intento, causa penuria di danari e dissidi tra i partiti, rimane da sempre chimerico.

Si dovrebbe partire dall’acronimo più odioso, emblema dello stato elefantiaco e sanguisuga: l’Irpef. Anche la priorità del governo non è inedita: abbassare il prelievo a quel ceto medio, architrave della società italiana, che ha sofferto di più la crisi. Sono famiglie che rischiano di scivolare verso la povertà. Redditi compresi tra i 28 e 55 mila euro. Oggi hanno una strabiliante aliquota del 38 per cento: ben 11 punti in più dello scaglione precedente. Tre aliquote al posto di cinque. Almeno, sul principio, tutti concordi. Si procede. Già, ma come? Difficile ipotizzare un accorpamento al 27 per cento. Troppo oneroso. Si ipotizza piuttosto un taglio di qualche punticino. Un primo passetto. Persino il ministro Franco mette le mani avanti. A bilancio ci sarebbero circa 3 miliardi. Bastano per un intervento simbolico. E il taglio del cuneo fiscale, per favorire l’occupazione? Solita solfa: apparente unanimità d’intenti. Si partirà però dall’Irap? O, quasi quasi, è meglio l’Ires?

Comunque sia: ogni taglio andrebbe finanziato in deficit. Viceversa, andrebbe aumentato il gettito. Qualche idea? Una di quelle possibili, evocata dal centrosinistra, è la revisione delle rendite catastali. Ideona: abbandonare il vano come unità di misura, per passare al metro quadro. Ah, la casa. Eterno bancomat della sinistra in versione tassator cortese. C’aveva provato il governo di Romano Prodi, nel 2006. E poi, qualche anno dopo, Mario Monti. Ma anche in epoca giallorossa, con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, l’avevano buttata lì. Adesso, aumma aumma, ci riprovano. Ma il centrodestra si oppone strenuamente.

Non resterebbe che sforbiciare, dunque. C’è la sempiterna lotta all’evasione, per carità. Solito fumo, con poco arrosto. Si potrebbe invece partire da uno dei cavalli di battaglia dell’ascoltatissimo Giavazzi: gli sconti fiscali. Un’infinita lista, con una sterminata pletora di beneficiari. Secondo gli ultimi dati, le agevolazioni sono oltre 800: una spesa di 313 miliardi di euro, lievitata durante il munifico esecutivo Giuseppi. Già dieci anni fa, l’attuale consigliere economico di Draghi stimava in 10 miliardi gli sgravi «aggredibili», senza colpo ferire. Ma disboscare questa selva, alla fine, resta una suggestione. Ogni categoria si porta dietro interessi corporativi e padrini politici.

Servirebbe Super Mario. Sempre più no, ancora meno sì. Come nel caso del reddito di cittadinanza, misura simbolo dell’assistenzialismo alla grillina: sarà rivisto senza umiliare Giuseppi, che già si dice «stanchino», come il Forrest Gump cinematografico, della dura vita da leader di partito. Rimane poi da definire il Ddl concorrenza, nato da una procedura d’infrazione europea sulla concessioni balneari. Ma ci sono da regolare pure servizi pubblici locali, settore idroelettrico, farmaci, porti e rifiuti. Partiti pronti ad azzuffarsi. Come hanno fatto con le indifferibili riforme sulla giustizia richieste da Bruxelles. Il senato si appresta ad approvare la revisione del processo penale. Mentre il riordino della giustizia civile dovrà passare da entrambe le camere.

Il Pd vuole la patrimoniale. I Cinque stelle sperano di salvare il reddito di cittadinanza. La Lega insiste per Quota 100. Forza Italia sogna la pace fiscale. Qualche convergenza è possibile. Molto però dipenderà dall’esito delle imminenti Amministrative. La tornata potrebbe sancire nuovi equilibri. Seguirà magari un periodo di assestamento. E, a fine anno, le grandi manovre per il Quirinale.

Draghi potrebbe anche attendere. Super Mario, invece, no. Specialmente se, il prossimo gennaio, la situazione dovesse precipitare. In assenza di alternative, Draghi sostituirà Sergio Mattarella al Quirinale. Potrebbe farlo solo a riforme ben avviate, in modo da garantire la munifica e malfidata Europa. Intanto, il 26 settembre, con le elezioni in Germania, esce di scena l’eterna cancelliera, Angela Merkel. E tocca al premier italiano diventare il primus inter pares del continente. Dovrà riguadagnarsi l’impegnativo soprannome. Da baffuto idraulico aggiustatutto. n

© riproduzione riservata

© Riproduzione Riservata