Courtesy Patricia Armocida Gallery
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'Il ricordo è un consolatore molesto', a Milano la prima mostra personale di Marco Mazzoni

Courtesy Patricia Armocida Gallery

“The Electric Owl” 2012, colored pencils and ink on moleskine paper, cm 26x21


Courtesy Patrici Armocida Gallery

“The Artisans” 2012, colored pencils and ink on moleskine paper, cm 26x21


Courtesy Patricia Armocida Gallery

“The Hairy Fish”2012, colored pencils and ink on moleskine paper, cm 26x21


Courtesy Patricia Armocida Gallery

"Transparent Days" 2013, matite colorate su carta, cm 20x20


Courtesy Patricia Armocida Gallery

“The Artisans” 2012, colored pencils and ink on moleskine paper, cm 26x21


Courtesy Patricia Armocida Gallery

"Velevet Volture"2012, matite colorate su carta, cm46x46


“The Mask” 2012, colored pencils and ink on moleskine paper, cm 21x26.jpg


Courtesy Patricia Armocida Gallery

"Argument Against The Man" 2013, matite colorate su carta, cm 60x45


"Cascade" 2013, matite colorate su carta, cm 60x45


Courtesy Patricia Armocida Gallery

“The Interpreter” 2012, colored pencils and ink on moleskine paper, cm 26x21


Courtesy Patricia Armocida Gallery

"Let Me Come Home" 2013, matite colorate su carta, cm 40x30


Courtesy Patricia Armocida Gallery

“The Fish Cloud” 2012, colored pencils and ink on moleskine paper, cm 26x21


Il Ricordo è Un Consolatore Molesto. Basterebbe il titolo della nuova - e prima a Milano - mostra personale di Marco Mazzoni ad incuriosire. Il bello è che questo è solo l'inizio di un fantastico viaggio, il cui inizio è fissato alle 19.00 di martedi 19 febbraio presso la Galleria Patricia Armocida di Milano.

Ogni disegno realizzato con matite colorate è un intreccio di mondi: flora, fauna e tradizione popolare italiana, fatta di Janas e Cogas; donne che secondo la credenza sarda, seducono, incantano, maledicono e guariscono.

Il suo lavoro è un omaggio alle arti segrete delle guaritrici; ogni disegno è infuso di metafore che raccontano la loro storia. Nelle composizioni circolari, che alludono al ciclo della Natura, si vedono piante medicinali e lisergiche, farfalle e uccelli impollinatori che bevono il loro nettare e, seminascosto dalle foglie e dalle ali, emerge il volto delle donne costrette a nascondere la loro sensualità e i loro saperi a causa dei bigottismi dettati dalla religione, accusate di stregoneria perché herbarie, donne d'erba.

Marco Mazzoni, sottolinea l'importanza dell'interazione tra le donne e le piante sviluppando il suo soggetto più conosciuto, il volto di donna incorniciato da flora e fauna, elevandolo ad icona. Ne svela le percezioni più intime, ricordi narrati su pagine di diario, visioni immaginifiche di animali "impossibili", frutto dell'esplorazione estatica di viaggi allucinatori.

L'artista non disegna mai gli occhi del soggetto, in modo che lo spettatore non veda l'opera come un ritratto, ma come una natura morta, una composizione in cui tutti gli elementi hanno eguale importanza. Mazzoni, tecnicamente geniale, realizza, a matita colorata, complessi chiaroscuri sovrapponendo luce e buio, per creare un bagliore intenso e profondo.

Il risultato è un'opera che racconta del momento in cui la donna prende il controllo di tutto, in completa armonia con la Natura.

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