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Mafia, azzerato il mandamento di Corleone

Angelino Alfano nel mirino di Cosa Nostra. Era proprio lui, il Ministro dell'Interno, il prossimo obiettivo da eliminare, l’elemento scomodo reo dell'inasprimento del 41bis. Per il mandamento di Corleone, azzerato questa mattina con un blitz dell’Arma dei Carabinieri, Alfano avrebbe dovuto fare la fine di Kennedy": doveva morire come il presidente americano ucciso nel '63.

Riina e Provenzano, i boss di Corleone

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L'arresto del capo dei Corleonesi, Totò Riina. Mandante della strage di Capaci.

Riina e Provenzano, i boss di Corleone

Il boss Bernardo Provenzano, il giorno della sua cattura (Credits: AP Photo/Luca Bruno,)

Riina e Provenzano, i boss di Corleone

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Totò Riina

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PressPhoto / ANSA
Toto' Riina parla con uno dei suoi legali da dietro le sbarre dell'aula bunker dell'ex carcere fiorentino di Santa Verdiana, nel 1996

Riina e Provenzano, i boss di Corleone

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Totò Riina parla con uno dei suoi legali da dietro le sbarre dell'aula bunker dell'ex carcere fiorentino di Santa Verdiana, nel 1996

Riina e Provenzano, i boss di Corleone

Il boss della mafia Toto' Riina subito dopo la sua cattura, in una foto del 15 gennaio 1993. Il processo davanti ai giudici della corte d'assise di Palermo per il sequestro del giornalista Mauro De Mauro vede come unico imputato il boss mafioso Riina. ANSA

Riina e Provenzano, i boss di Corleone

Lorusso e Riina parlano durante un'ora d'aria

Riina e Provenzano, i boss di Corleone

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Totò Riina in aula. Nel 2011 è stato indagato come mandante della strage di Natale. Il processo è cominciato nel novembre 2014.

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La squadra del capitano Ultimo che catturò il 15 gennaio 1993 il boss Riina

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Il boss della mafia, Totò Riina

Riina e Provenzano, i boss di Corleone


Ma l’intervento dei Carabinieri di Monerale non solo ha scongiurato l’omicidio del ministro ma ha completamente azzerato i vertici del mandamento di Corleone. Tra i sei arrestati, tra boss e gregari, c'è anche Rosario Lo Bue, capomafia già finito in carcere nel 2008, ma poi assolto e liberato, fratello di uno dei fiancheggiatori dell'ultima fase della latitanza del boss Bernardo Provenzano.

La Cassazione, infatti, dichiarò nullo il decreto che aveva autorizzato le intercettazioni a suo carico. Ma questa indagine, che è una prosecuzione di due blitz dell'Arma sulle "famiglie" di Corleone e Palazzo Adriano, ha svelato anche il progetto di un omicidio imminente: alcune persone si sarebbero rivolte a Cosa nostra per risolvere problemi legati alla riscossione di una grossa eredità.

A carico dei sei fermati le accuse sono di danneggiamento, illecita detenzione di armi e associazione mafiosa. Lo Bue, capo carismatico e autorevole, portava avanti una linea d'azione prudente, sulla strada indicata dal boss Bernardo Provenzano. Proprio questo suo modo di condurre le attività del mandamento avrebbe creato non poche fibrillazioni all'interno della famiglia mafiosa di Corleone. E questo suo modo di “agire” non era gradito da altri boss.

Un altro esponente mafioso, Antonino Di Marco, arrestato nel 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni dall'altro storico boss corleonese Salvatore Riina, si è più volte lamentato proprio del modo di gestire gli affari di Lo Bue.

Ma quest’ultima operazione dei Carabinieri ma portato alla luce in modo evidente che ancora oggi, a distanza di oltre venti anni, sussistono in Cosa nostra due anime: una moderata che fa riferimento a Provenzano e l'altra più oltranzista fedele a Riina. Dalle intercettazioni è emerso che i boss disponevano di un piccolo arsenale di armi che in queste ore i militari stanno cercando con le unità cinofile e gli elicotteri tra i comuni di Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina, nel palermitano.


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