M5S: un sogno che sa di già visto

Qualcuno mi dia un pizzicotto, mi dica che non è vero, mi faccia  svegliare da questo brutto sogno. Ho sognato il primo giorno della nuova  legislatura alla Camera e al Senato. Un sogno a occhi aperti con tanti  grillini che si affannavano a mantenere la promessa di aprire il  Parlamento come una scatola di sardine. Ho sognato che per “controllare”  tutto ben bene si sono sistemati nelle due file in alto dell’emiciclo.  Sicuramente una visuale e una panoramica migliori ma per controllare  cosa e come? Ho sognato che si aggiravano nel Transatlantico con  bicchieri di plastica, su scritto il nome a pennarello come nelle  riunioni in parrocchia o nelle feste in casa.

Ho sognato che  qualcuno per evitare la plastica proponeva di portarsi la borraccia. Ho  sognato che la capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Roberta  Lombardi, riprendeva un argomento berlusconiano di quelli che andavano  per la maggiore come presunta gaffe istituzionale. “Questa giornata è  solo un inutile spreco di denaro pubblico, una giornata assurda nella  quale si spendono inutilmente 420mila euro. Perché dobbiamo sprecare  tutta questa carta e tutto questo tempo?” (così la Lombardi). Vi  ricordate Berlusconi? “In Parlamento ci sono 50, 60 persone che  lavorano, mentre tutte le altre sono costrette a stare lì. Non si può  stare dietro a 200 emendamenti al giorno, si sta lì, si fa del  pettegolezzo e poi si segue il capogruppo.

È veramente uno spreco di energie e professionalità incredibile che bisognerebbe arrivare a evitare”. Precetti di economia politica. Come  non bastasse, nel giorno inaugurale della XVII legislatura, i grillini  del mio sogno sembravano tutti spasmodicamente concentrati sui menu, su  cibo e bevande. Qualcuno si lamentava del fatto che il costo di un  piatto di pasta, 2 euro e mezzo alla mensa di Montecitorio, fosse  eccessivo. Altri, al Senato, hanno dovuto riconoscere che i prezzi erano  piuttosto alti, ohibò, e la raccolta differenziata funzionava,  vivaddio. Intanto, nei fumi del sonno ho visto pure un’allegra  combriccola di grillini che, evidentemente dopo aver infilato nelle  tasche i bicchieri di plastica col nome a pennarello, ha bussato alla  mensa del Senato in piazza delle Coppelle. Uno dei senatori era scortato  dalla moglie (strani questi sogni, eh).

I commessi lo hanno informato  che la consorte non era ammessa (né senatrice né dipendente del  Senato). “Neanche se entra e non mangia?”. Nisba. “Eravamo andati al  ristorante del Senato, ma abbiamo scoperto che è chiuso”. Appunto. Ma è  pieno, là attorno, di tavole calde. “Vabbè, proviamo alla Camera”.
Strano  sogno. Strano incubo. Doveva cambiare tutto e invece non è cambiato  nulla. Il solito braccio di ferro sulle poltrone. I soliti colpi bassi.  Come il blog che furoreggiava sui monitor dei computer a Montecitorio:  Grillo sbarrava il passo a Fabrizio Cicchitto candidato alla presidenza  del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti non perché  l’ex capogruppo Pdl fosse incapace o di idee diverse. No. Solo perché  una quarantina d’anni fa risultava iscritto, insieme a tant’altri tra i  quali il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, alla P2.

NB: la  magistratura ha stabilito che la sola appartenenza alla P2 non è reato,  non essendo la P2 di per sé eversiva. La responsabilità penale per  eventuali reati è personale e Cicchitto non commise
alcun reato. A  differenza di Grillo, che anni dopo fu condannato per omicidio colposo.  Lo ricordo, avendo criticato l’uso in campagna elettorale di questo  argomento contro Beppe e contro il diritto di chiunque all’oblio, solo  perché la regola di non rivangare la preistoria o vale per tutti o per  nessuno.

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