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March 15 2013
Qualcuno mi dia un pizzicotto, mi dica che non è vero, mi faccia svegliare da questo brutto sogno. Ho sognato il primo giorno della nuova legislatura alla Camera e al Senato. Un sogno a occhi aperti con tanti grillini che si affannavano a mantenere la promessa di aprire il Parlamento come una scatola di sardine. Ho sognato che per “controllare” tutto ben bene si sono sistemati nelle due file in alto dell’emiciclo. Sicuramente una visuale e una panoramica migliori ma per controllare cosa e come? Ho sognato che si aggiravano nel Transatlantico con bicchieri di plastica, su scritto il nome a pennarello come nelle riunioni in parrocchia o nelle feste in casa.
Ho sognato che qualcuno per evitare la plastica proponeva di portarsi la borraccia. Ho sognato che la capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Roberta Lombardi, riprendeva un argomento berlusconiano di quelli che andavano per la maggiore come presunta gaffe istituzionale. “Questa giornata è solo un inutile spreco di denaro pubblico, una giornata assurda nella quale si spendono inutilmente 420mila euro. Perché dobbiamo sprecare tutta questa carta e tutto questo tempo?” (così la Lombardi). Vi ricordate Berlusconi? “In Parlamento ci sono 50, 60 persone che lavorano, mentre tutte le altre sono costrette a stare lì. Non si può stare dietro a 200 emendamenti al giorno, si sta lì, si fa del pettegolezzo e poi si segue il capogruppo.
È veramente uno spreco di energie e professionalità incredibile che bisognerebbe arrivare a evitare”. Precetti di economia politica. Come non bastasse, nel giorno inaugurale della XVII legislatura, i grillini del mio sogno sembravano tutti spasmodicamente concentrati sui menu, su cibo e bevande. Qualcuno si lamentava del fatto che il costo di un piatto di pasta, 2 euro e mezzo alla mensa di Montecitorio, fosse eccessivo. Altri, al Senato, hanno dovuto riconoscere che i prezzi erano piuttosto alti, ohibò, e la raccolta differenziata funzionava, vivaddio. Intanto, nei fumi del sonno ho visto pure un’allegra combriccola di grillini che, evidentemente dopo aver infilato nelle tasche i bicchieri di plastica col nome a pennarello, ha bussato alla mensa del Senato in piazza delle Coppelle. Uno dei senatori era scortato dalla moglie (strani questi sogni, eh).
I commessi lo hanno informato che la consorte non era ammessa (né senatrice né dipendente del Senato). “Neanche se entra e non mangia?”. Nisba. “Eravamo andati al ristorante del Senato, ma abbiamo scoperto che è chiuso”. Appunto. Ma è pieno, là attorno, di tavole calde. “Vabbè, proviamo alla Camera”.
Strano sogno. Strano incubo. Doveva cambiare tutto e invece non è cambiato nulla. Il solito braccio di ferro sulle poltrone. I soliti colpi bassi. Come il blog che furoreggiava sui monitor dei computer a Montecitorio: Grillo sbarrava il passo a Fabrizio Cicchitto candidato alla presidenza del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti non perché l’ex capogruppo Pdl fosse incapace o di idee diverse. No. Solo perché una quarantina d’anni fa risultava iscritto, insieme a tant’altri tra i quali il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, alla P2.
NB: la magistratura ha stabilito che la sola appartenenza alla P2 non è reato, non essendo la P2 di per sé eversiva. La responsabilità penale per eventuali reati è personale e Cicchitto non commise
alcun reato. A differenza di Grillo, che anni dopo fu condannato per omicidio colposo. Lo ricordo, avendo criticato l’uso in campagna elettorale di questo argomento contro Beppe e contro il diritto di chiunque all’oblio, solo perché la regola di non rivangare la preistoria o vale per tutti o per nessuno.