In un allestimento di grande impatto visivo, nella cornice del cinquecentesco Palazzo Tarasconi- nuovo spazio espositivo nel cuore di Parma – la città ducale dedica ad Antonio Ligabue un'importante «mostra evento: ben 85 le tele esposte, 4 le sculture.
E una sezione con 15 opere plastiche di Michele Vitaloni, rappresentante di spicco della Wildlife Art e dell'iperrealismo scultoreo, che con l'artista di Gualtieri condivide una particolare empatia verso il mondo naturale e animale
La mostra
Il percorso espositivo di questa straordinaria mostra regala al visitatore una visione a 360° di quello che è il modo di Ligabue: dagli intensi e notissimi autoritratti, agli altrettanto noti dipinti di belve feroci e paesaggi, a Parma c'è tutto quello che di Ligabue è entrato oramai nell'immaginario collettivo.
Colori, forza, sofferenza. Tanta sofferenza. Tutto quel dolore che ha segnato la vita dell'artista, e che lui, con un tratto all'apparenza semplice ma che rivela tutto il travaglio di un complicato mondo interiore, ha riversato sulle sue tele e plasmato nelle sue sculture
Ligabue ha dipinto tigri, leoni, leopardi, iene, soggetti che prima studiava sulle pagine dei libri e poi rappresentava, identificandosi con loro a tal punto da assumerne gli atteggiamenti: Ligabue, infatti, sapeva ruggire spaventosamente e imitare le movenze delle fiere nell'atto di azzannare la preda. Esemplari, a tal proposito, sono le tele Leopardo con bufalo e iena (1928), Tigre assalita dal serpente (1953), Re della foresta (1959), Vedova nera (1951).
A questi capolavori, tra le volte delle cantine di Palazzo Tarasconi, le sculture di grandi dimensioni realizzate da Michele Vitaloni completano degnamente un altrettanto degno e dovuto omaggio alla Natura
«Torneremo a guardare il mondo attraverso gli occhi di Antonio Ligabue - ha dichiarato Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma - Come il grande pittore della Bassa, in questi mesi d'isolamento, abbiamo imparato a provare nel nostro profondo un sentimento di angoscia, di dolore e d'impotenza, mischiato a quello di speranza e di attesa di una normalità che sentivamo di poter raggiungere».