25 Aprile-liberazione
ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

Perchè oggi abbiamo bisogno di una nuova Liberazione

"Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire". Da questo spunto, arrivatomi da George Orwell, mi introduco nel mondo dell'ipocrisia targata 25 aprile.

Un sentimento che non si sviluppa soltanto nelle ventiquattro ore dedicate alla Festa della Liberazione, ma che permane nella mentalità di una certa sinistra italiana. "È sempre tempo di Resistenza" ha auspicato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso anno durante i festeggiamenti. "Una festa di speranza ancor di più per i giovani", l'ha definita invece nel 2015. Speranze di un futuro diverso.

Ma quale futuro può nascere con il sostegno inesistente di questa classe politica? Ricordo ancora una frase pronunciata sempre dal nostro Presidente: "Battersi per un mondo migliore è possibile e giusto". Per questo motivo vi dico che serve una nuova giornata della Liberazione. I cittadini italiani si trovano nuovamente ed infinitamente vessati. Serve una nuova Liberazione, ma dall'attuale classe politica.

Classe politica egoista ed arrivista capace di riempirci le orecchie con i suoi discorsi composti da bei virtuosismi. Parole che evocano la libertà, la giustizia, l'onestà, ma che lascia aperto uno spiraglio in direzione del comunismo. Vergognoso.

Serve un nuovo 25 aprile, una giornata per celebrare la riconquista della dignità dell'Italia. Una giornata che non sia tinta di rosso o marchiata da una falce ed un martello, ma che abbia come punti di riferimento l'abbattimento delle tasse, la distruzione della pachidermica burocrazia e che ridoni fiducia ad un popolo sull'orlo del suicidio. Una Liberazione da un governo ingiusto capace solamente di spendere la ricchezza da noi prodotta con estremo sacrificio. Denaro regalato per mantenere i clandestini, che arrivano in numero sempre maggiore sulle nostre coste.

Una Liberazione dalle istituzioni che mantengo i rom tutelandoli ben più degli italiani. Permettendogli di non lavorare, di non pagare le imposte e di usufruire di tutti i servizi per i quali paghiamo uno sproposito.

Una Liberazione da un sistema vessatorio. Una Liberazione da una politica anti-tricolore che vede alcuni nostri connazionali costretti a vivere nelle automobili o sotto i ponti, mentre ai clandestini viene concessa la possibilità di alloggiare in alberghi.

Abbiamo il dovere di batterci per una nazione in cui le istituzioni non siano nemiche delle imprese. Uno Stato volenteroso di aiutare i suoi cittadini a trovare un lavoro, mantenerlo e costruirsi un percorso. Uno Stato che metta gli italiani al primo posto.

Quale Liberazione può essere festeggiata sapendo che ogni giorno aumenta la povertà nelle famiglie italiane? Partiti di destra, di sinistra e movimenti vari hanno tradito il proprio popolo. Ci fanno credere che la libertà sia nostra, ora e per sempre, dopo essere stata "conquistata" il 25 aprile 1945. Ci tradiscono parlando di speranza, ma il domani racconta di teste chinate e sguardi persi. Sventolano le loro bandiere, mentre un'altra serranda viene abbassata senza che nessuno dica niente.

La sovranità e la dignità ci spettano di diritto, questo dobbiamo rivendicare il 25 aprile. Gridandolo forte, con tutto il fiato che abbiamo in gola. È ora di ricordalo a questi politici. È ora di ricordarlo a noi stessi. Serve una rivoluzione per combattere tutto questo schifo che giorno dopo giorno ci sta distruggendo. La nostra storia è in pericolo, le nostre radici e la nostra dignità vanno al macero. Tutto questo ha un unico mandante ed esecutore: il sistema politico-finanziario, le lobby che vogliono renderci schiavi, che vogliono portarci via tutto quello che siamo stati in grado di costruire nel tempo. Il lavoro dei nonni, dei padri, degli avi bruciato nel nulla.

Noi dobbiamo lottare, non celebrare una festa che non esiste. Quale Liberazione? Quale libertà? Oggi siamo più oppressi e schiavi di prima, ce ne vogliamo rendere conto o no? Vogliamo riprenderci, con coraggio senza avere paura, la nostra vita e la nostra rispettabilità? Perché adesso il problema incombe sulle nostre teste, ma domani a pensarci saranno le nuove generazioni, nonché i nostri figli. Vogliamo costringerli a vivere un'esistenza da vittime? Io no, non ci penso neanche lontanamente. E voglio combattere per riconquistare la vera libertà.

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