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Legge elettorale: tutti i nodi da sciogliere

L'elezione dei giudici della Consulta che ha fatto fuori il candidato di Forza Italia è lo specchio di come stiano cambiando gli interlocutori del governo. Se Berlusconi fino a poche settimane fa era la controparte per eccellenza per studiare le riforme, oggi Matteo Renzi ha bisogno di uscire dall'impasse. Soprattutto sulla legge elettorale. Dal Patto del Nazareno siglato nel gennaio scorso ancora non si è portato a casa nulla e lunedì prossimo costi quel che costi inizierà la discussione in commissione Affari Costituzionali al Senato per arrivare al voto dell'Aula entro Natale. Un'accelerazione che non prevede ulteriori tentennamenti da parte di Forza Italia, che a questo punto rischia di essere sostituita dal Movimento 5 stelle, come è successo ieri con l'elezione dei giudici.

LA SOGLIA DI SBARRAMENTO e LE PREFERENZE

Il nuovo Italicum viene incontro ad alcune delle richieste avanzate dalla delegazione grillina durante la riunione in streaming: soglie di sbarramento più basse, introduzione delle preferenze. E se Berlusconi dovesse tentennare ancora, Renzi sarebbe disposto ad abbassare ulteriormente lo sbarramento dal 5 per cento al 3, per portare al tavolo della discussione anche Sel e Ncd. Entro domenica si attende una risposta di Silvio Berlusconi che ha da sbrogliare anche i dissidi interni a Forza Italia, tra i dialoganti e chi vorrebbe evitare di passare per alleato del Pd. Perchè a destra si sta affrontando anche una lotta di leadership che vede emergere sempre di più Matteo Salvini.

MA COSA PREVEDE L'ITALICUM?

Prevede capilista bloccati e liste di candidati da eleggere in base alle preferenze. È previsto un doppio turno se nessuna delle liste raggiunge il 40% dei voti al primo turno (originariamente era il 37 per cento) Sono previste soglie di sbarramento dell'5 per cento per i partiti che corrono da soli, ma potrebbe scendere al 3 per cento per convincere anche Sel e Ncd a dialogare. Inoltre, secondo il nuovo schema il premio di maggioranza andrebbe alla lista che ottiene più voti. Una soluzione che attualmente è tutta a vantaggio del Pd a trazione Renzi, che non prevede il premio di coalizione che da un lato risponde alle richieste dei grillini e dall'altro affonda il ruolo partito leader del centro destra Forza Italia coalizzandosi con gli altri partiti alleati.

Tuttavia se la tabella di marcia dovesse saltare e si aprisse una crisi parlamentare con l'indizione di nuove elezioni si tornerebbe alle urne con il Porcellum dimezzato. Così epurato il Porcellum oggi in vigore è un sistema che si avvicina al vecchio Mattarellum: tre quarti maggioritario e un quarto proporzionale. Secondo gli analisti con questo sistema a perderci sarebbe proprio il Pd di Matteo Renzi che sarebbe costretto ad un'altra stagione di larghe intese. Ma a quel punto si potrebbe avere il replay di quanto successo nel 2013 con Napolitano costretto dall'età a dimettersi come aveva annunciato e lo stallo sulla nomina del suo successore.

La partita che si è aperta sulla legge elettorale e l'accelerazione imposta nelle ultime ore va anche in questa direzione: consentire a Giorgio Napolitano di dimettersi in primavera con una nuova legge elettorale che consenta al Paese di avere all'indomani delle elezioni una maggioranza in grado di governare e imporre un successore al Quirinale.


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