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L’ansia di Barca e la Linke italiana

Fabrizio Barca mi sconvolse una prima volta quando nel suo ‘manifesto’ di insediamento per la leadership del Pd propose il neologismo ‘catoblepismo’. Pensavo fosse una panzana, invece era tutto vero. ‘Catoblepismo’, non meno di ‘sperimentalismo democratico’, fanno sorgere una domanda ineluttabile: ma che stai a di’? E’ la retorica introvertita, quella di chi si rivolge ad una cerchia di pochi eletti e non ha alcuna intenzione di rendersi comprensibile agli altri. Ecco che, dopo un incerto vagare all’inseguimento di un non ben identificato obiettivo politico, adesso Barca rispunta per uno scherzo telefonico. La Zanzara ha punto di nuovo, e lui, al telefono con un finto Vendola, dichiara di subire ripetute pressioni per ricoprire un incarico di governo da parte di un ‘imprenditore’, che si scopre coincidere con l’editore di Repubblica, tessera n. 1 del Pd. Lo pressano, gli telefonano, Lucia Annunziata rintuzza a colpi di sms…ma niente, Fabrizio non ne vuole sapere di fare il ministro. L’ha gia’ fatto per Mario Monti, anche se nessuno se lo ricorda. La frittata e’ fatta, se non fosse che la storia peggiora quando Carlo De Benedetti, l’ ‘imprenditore’, rilascia un comunicato per smentire recisamente le dichiarazioni di Barca. Non lo sento e non lo vedo da mesi, dice De Benedetti.
Chissa’ chi dice il vero e chi mente. Fatto sta che nella telefonata con il finto Vendola colpisce l’abbrivio di Barca, la foga con cui racconta e descrive senza essere direttamente richiesto. Vendola proferisce giusto tre parole, mentre Barca straparla. Sottolinea come lui sia desideratissimo e richiestissimo dal nuovo che avanza, ma da uomo della sinistra, quella vera, quella che minaccia patrimoniali arraffone da 400 miliardi di euro (Barca dixit), lui rifiuta il corteggiamento debenedettian-renziano. Che miri forse alla benedizione vendoliana per diventare il leader della Linke italiana? Il dubbio viene. E rimane.

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