L’amnistia/amnesia di Matteo Renzi

Saper cambiare opinione e’ una virtu’. Matteo Renzi e’ un uomo virtuoso, non c’e’ che dire. Infatti, prima di lanciarsi nella crociata anti-amnistia, prima di chiedersi come potremo spiegarla ai giovani, prima di sottolinearne il cote’ diseducativo, Matteo Renzi non la pensava cosi’. E non provate a dire che di mezzo c’e’ Berlusconi, la competizione precongressuale del Pd e il consenso facile. Non ci provate.

Era il 2005 quando, in un carteggio reso ora pubblico con Massimo Lensi, radicale e consigliere provinciale fiorentino del gruppo misto, l’attuale sindaco di Firenze affermava di aderire alla battaglia per l’amnistia definita ‘un impegno morale, civile, sociale della comunita’ italiana’.
Ma il 2005 e’ lontano, ben otto anni fa. Ecco allora che spunta una letterina firmata, tra gli altri, da Matteo Renzi e dal Presidente della regione Toscana Enrico Rossi. L’epistola e’ datata, sentite bene, 20 dicembre 2012. Lo scorso Natale, insomma. C’e’ il rituale invito rivolto a Marco Pannella affinche’ sospenda il suo sciopero della fame. E poi si legge: ‘vogliamo farci carico della lotta per l’amnistia, per la giustizia e per la libertà, per il ripristino della legalità e del rispetto della dignità all’interno delle nostre carceri, per interrompere una violenza che riguarda tutti i cittadini, non solo i detenuti’. Piu’ avanti, si esprime la speranza ‘con forza e caparbietà, che il Parlamento italiano conceda un provvedimento di amnistia e si attivi con atti urgenti per porre rimedio all’emergenza carceraria, al vergognoso sovraffollamento delle nostre strutture penitenziarie, non come soluzione ma come punto di partenza per una riforma strutturale della giustizia’.

Matteo Renzi trabocca di virtu’.

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