I labirinti più belli del mondo

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Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani, a Valsanzibio, in provincia di Padova, si può visitare un antichissimo labirinto, risalente al 1688, tutto composto da siepi di bosso, che fu ardentemente voluto dal procuratore Antonio Barbarigo. Copre una superficie di mezzo ettaro. L’intero percorso è di un chilometro e mezzo, le siepi sono potate a mano con scale, livelle e fili a piombo.
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Quando si varca la soglia del Guggenheim Museum di Bilbao si resta impressionati dalle sculture in ferro di Richard Serra che sia nell’opera Snake che in The Matter of Time si ispira ai labirinti per indagare spazi a forma di serpentina e spirali, all’interno delle quali ci si muove come in un’altra dimensione, anche tattile e materica.
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Realizzato nell’Isola di San Giorgio a Venezia dalla Fondazione Giorgio Cini in onore dello scrittore argentino Jorge Luis Borges in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa, il Labirinto Borges è la ricostruzione del giardino-labirinto che l’architetto inglese Randoll Coate, amico dello scrittore, progettò negli anni ‘80 ispirandosi al racconto borgesiano Il Giardino dei sentieri che si biforcano.
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Commissionato da Juan Antoni Desvalls, marchese di Llupia e Alfarras, il Parc del Laberint a Horta, nei pressi di Barcellona, copre una superficie di 2 km quadrati e fu progettato nel 1791 da Domenico Bagutti e Joseph Delvalet. Multiviario, è composto da siepi di tasso.
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Visto dall’alto, il labirinto di Longleat Park nel Wiltshire, progettato nel 1978 da Greg Bright come parco dei divertimenti, grazie alle forme ondulate delle siepi di tasso, sembra un mare verde agitato dalle onde. Presenta ovunque losanghe e motivi geometrici. E si estende su di una superficie di un ettaro.
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Quello su prato di Saffron Walden, nell'Essex inglese, risale al 1699, e presenta ben 17 circuiti che si intersecano tra di loro. Sarebbe copia di un esemplare più antico. Di sicuro è ispirato al libro di Thomas Hill, The Proffitable Arte of Gardening pubblicato nel 1563. Il percorso è segnato da camminamenti in mattoni.
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Nel 2011, in occasione della sua esposizione personale The Mirror of Judgement (Lo specchio del giudizio) alla Serpentine Gallery di Londra, l’artista Michelangelo Pistoletto, Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia, ha realizzato anche questo labirinto utilizzando centinaia di rotoli di cartone.
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Al centro c’è la torretta belvedere sormontata da una statua di Minerva. Per raggiungerla bisogna districarsi per ben duemila metri: tanto è lungo il percorso del celeberrimo labirinto di Villa Pisani a Strà, fatto disegnare dal procuratore Alvise Pisani, doge di Venezia nel 1735, a Girolamo Frigimelica Roberti. I nobili della Serenissima organizzavano qui i loro incontri amorosi.
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Il Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, a Fontanellato, in provincia di Parma, ha un percorso minimo di 3 km e 200mila piante di bambù. Nel complesso, appare come una città in miniatura, con un ristorante, un bistrot, il Museo con la collezione di arte di Ricci e la sua casa editrice. Apre il 29 maggio, quando sarà inaugurata, negli stessi locali, la mostra Arte e Follia, curata da Vittorio Sgarbi.

Da Cnosso a Fontanellato. Da Minosse a Franco Maria Ricci. Il 29 maggio l’editore italiano di libri d’arte illustrati più conosciuto del mondo inaugurerà, dopo dieci anni di lavoro, il Labirinto della Masone nella sua tenuta nella campagna parmense. Costruito interamente con piante di bambù, sarà protagonista fino al 9 maggio anche alla libreria Hoepli di Milano, da lunedì al sabato, dalle 11 alle 19,30, dove i visitatori potranno ammirarne le vedute fotografiche insieme ai volumi delle edizioni Ricci.

Il Labirinto della Masone riporta in auge un motivo architettonico che risale almeno all’antica Grecia, e più precisamente a Creta, dove il re dell’isola, Minosse, incaricò l’architetto Dedalo di tracciare un intrico di strade, gallerie e stanze per imprigionarvi il Minotauro, creatura metà uomo e metà toro alla quale Minosse doveva sacrificare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle per placare l’ira di Poseidone. Da allora il labirinto ha influenzato in vari modi arte e architettura, come si può vedere, anche in Italia, dal labirinto pavimentale della Casa del Poeta Tragico, a Pompei; da quello di Calvatone, in provincia di Cremona; o dai bassorilievi del Duomo di San Martino a Lucca.

Dopo la fioritura in epoca medievale, quando, conforme al modello spiroidale che orna il pavimento della cattedrale francese di Chartres, rappresentava il pellegrinaggio in Terra Santa, il labirinto è tornato di moda nel Rinascimento e nel Settecento, quando l’aristocrazia lo ripropose in forme vegetali come passatempo mondano, giocoso ed erotico, nel quale ambientare giochi d’amore. È il caso, tra gli altri, di Villa Pisani a Stra, in provincia di Venezia, dove la damigella attendeva il cavaliere mascherato sulla torre al centro del percorso. Più di recente, il fascino del dedalo, oltre a ispirare i racconti dello scrittore argentino Jorge Luis Borges ha infine acceso la fantasia di artisti come Richard Serra o Michelangelo Pistoletto, che l’ha ricreato addirittura di carta. L’uomo, insomma, continua a essere stregato da quelle che Franco Maria Ricci chiama «forme piene di rigiri e avvolgimenti». Simboli, in definitiva, della vita stessa.

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