Senato: disegno di legge sulle unioni civili
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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La verità di Giovanardi contro la Procura di Bologna

Davanti alla Giunta delle elezioni del Senato è in atto una importante partita, che è insieme politica, giudiziaria e di diritto costituzionale. La Procura di Bologna vorrebbe dal Senato l’autorizzazione a utilizzare cinque intercettazioni telefoniche del 2013 in un procedimento penale che vede coinvolto Carlo Giovanardi, parlamentare per sette legislature, tra la Dc e il centrodestra berlusconiano, e poi senatore dal 2013 al 2018.

La Direzione antimafia di Bologna contesta all'ex senatore i reati di minaccia a corpo politico, amministrativo e giudiziario dello Stato, minaccia a pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio con l'aggravante mafiosa. I pubblici ministeri bolognesi sostengono che Giovanardi, che è stato anche vicepresidente della Commissione antimafia nonché ministro berlusconiano per i Rapporti con il Parlamento, avrebbe rivelato documenti segreti, avrebbe addirittura minacciato carabinieri e fatto pressioni sulla prefettura di Modena al solo fine di fare ammettere nella cosiddetta white-list una società colpita da interdittiva antimafia, la Bianchini costruzioni, in modo da farla partecipare agli appalti della ricostruzione del terremoto del 2012 in Emilia. Giovanardi sostiene di essersi limitato ad agire, da senatore della Repubblica, in una battaglia politica contro i pericolosi eccessi delle interdittive antimafia.

Martedì 29 ottobre i senatori che compongono la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato hanno posto molte domande a Giovanardi, che si è difeso a spada tratta: “Chiedo di sollevare un conflitto di attribuzioni presso la Corte costituzionale con riferimento allo straripamento dei poteri dell'autorità giudiziaria sull'attività parlamentare” ha detto “anche alla luce di un fumus persecuzionis che appare evidente nelle 243 pagine della domanda di autorizzazione”.

Per quanto riguarda le conversazioni telefoniche, essendo stata la prima telefonata intercettata il 23 marzo 2013 e le successive nel giugno e poi il 10 luglio, secondo Giovanardi “è evidente che tutte quelle successive alla prima non possono essere definite casuali”. Da qui deriva il rigetto della domanda di potere utilizzare i tabulati.
“Dire che ero a conoscenza dei rapporti con la ‘ndrangheta intrattenuti da Augusto Bianchini” afferma Giovanardi “è una macroscopica menzogna, che viene smentita proprio dallo stesso materiale fornito dal Giudice per le indagini preliminari. Non soltanto infatti i Bianchini mi hanno ripetutamente giurato di non avere mai avuto rapporti con la Ndrangheta, ma nel video illegittimamente mostrato al processo Aemilia (si tratta di un video girato da Alessandro Bianchini nel suo studio, ndr), io incalzo ripetutamente i Bianchini a dirmi tutta la verità, perché se ci fossero state ombre sul loro comportamento sarebbero certamente emerse».

Panorama pubblica in esclusiva le 14 pagine della memoria difensiva presentata da Giovanardi ai senatori. La loro decisione è attesa a breve.

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