La guerra sul tetto del mondo va verso la fine?

Pakistan e India hanno iniziato un nuovo ciclo di negoziati sulla smilitarizzazione del ghiacciaio himalayano di Siachen, il più alto e il più freddo fronte di guerra del mondo dove i due eserciti si fronteggiano dal 1983.

Fino al 2003 si è trattato di un vero e proprio conflitto, con incursioni di forze speciali, elisbarchi, attacchi frontali, bombardamenti aerei e di artiglieria, che si è evoluto con la stabilizzazione del fronte su postazioni fisse nei passi e sui versanti delle montagne himalayane nota come Actual Ground Position Line divenuta una sorta di linea di confine non ufficiale tra i due Paesi.

Negli ultimi anni, gli scontri sono stati limitati a scaramucce e scambi di colpi d’artiglieria anche se il maggior numero di vittime tra i due eserciti è da attribuirsi al gelo e agli incidenti in montagne trasformate in campi di battaglia a quote comprese tra i 5 mila e gli oltre 7 mila metri. Basti pensare che il 7 aprile scorso una valanga ha travolto e ucciso nell’area di Gayari un’intera compagnia di fanti pakistani (139 i morti) dei quali finora è stato recuperato un solo cadavere alla fine di maggio. Finiora la guerra sui picchi himalayani è costata la vita ad almeno 1.500 soldati pakistani e 2 mila indiani.

Le due delegazioni, guidate dai due vice ministri della Difesa, l’indiano Shashikant Sharma e il pakistano Nargis Sethi, si sono riunite nella cittadella militare di Rawalpindi per colloqui che dureranno due giorni e che vanno inserite nei colloqui di pace ripresi dopo l’interruzione voluta dall’india in risposta alle stragi terroristiche di Mumbai del novembre 2008.

Un’eventuale accordo circa il controllo del ghiacciaio Siachen e delle montagne circostanti, definito improbabile dalla stampa indiana potrebbe aprire la strada anche alla soluzione della contesa del Kashmir che si trascina sin dall’indipendenza dei due Paesi dalla gran Bretagna.

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