La grande battaglia sul finanziamento ai partiti

A venti anni dal referendum radicale che ha abolito (solo formalmente) il finanziamento pubblico ai partiti - di fatto sostituito dalla legge 515 del 1993 che ha introdotto la dicitura del rimborso elettorale - partiti e correnti hanno preparato una pioggia di emendamenti (150) per svuotare di fatto il DdL  che, dal 2017, dovrebbe cancellare i rimborsi pubblici ai partiti politici, sostituendoli con il 2 per mille su base volontaria sulla dichiarazione dei redditi e con una serie di pesanti detrazioni per i contributi privati.

Da Sposetti (Pd) - storico tesoriere del Ds - a Bianconi - tesoriere PdL - è tutto un rincorrersi di dichiarazioni infuocate, di polemiche sulla democrazia a rischio, di nuovi e vecchi allarmi sul potere delle lobby che crescerebbe a dismisura qualora il DdL dovesse andare in porto. Ma come stanno esattamente le cose? E quali saranno i canali di finanziamento dei partiti nel 2017, quando il DdL entrerà definitivamente a regime?

1) I contributi dei privati
La detrazione sarà del 52% per le donazioni tra i 50 e i 5000 euro, che scenderebbe al 26% fino a 20 mila euro. È previsto un tetto di 25 mila euro per le donazioni. Il PdL chiede che sia introdotto il finanziamento privato garantito dall'anonimato.

2) Le agevolazioni ai partiti
Speciali tariffe telefoniche e postali, sedi concesse a canone agevolato per i partiti che non sono già proprietari di immobili, spazi gratuiti in tv per i partiti che devono far conoscere le loro proposte.

3) Il due per mille
Il contribuente potrà versare il 2 per mille con la dichiarazione dei redditi del 2015 sui redditi del 2014. Questa fonte di finanziamento dovrebbe sostituire progressivamente, nelle intenzioni degli estensori,  i contributi pubblici.

Attualmente - dopo l'introduzione delle legge 96 del 2012 che ha fissato limiti di spesa e modificato il sistema di contibuzione pubblica - il 70% degli stanziamenti ai partiti è erogata come rimborso elettorale e finanziamento delle attività istituzionali, mentre il 30% è legato alle capacità di autofinanziamento. Dei 91 milioni incassati nel 2013 secondo la Corte dei Conti dai partiti, 63,7% derivano dal finanziamento pubblico, mentre 27,3 vengono dai privati o dalle quote. I due principali partiti politici italiani (PdL e Pd) hanno ciascuno a libro paga 190 dipendenti, cui uno di questi 150 emendamenti vorrebbe estendere, in vista dell'annullamento del finanziamento pubblico,  il diritto alla cassa integrazione. Enrico Letta - che su questo tema si gioca il futuro e anche la credibilità - è stato chiaro: se il ddl si blocca il governo interverrà per decreto. Come andrà a finire?

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