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La famiglia Fang, segreti e misfatti – La recensione

Adler Entertainment, Ufficio stampa Echogroup
Nicole Kidman è Annie, ormai cresciuta e piena di problemi...
Adler Entertainment, Ufficio stampa Echogroup
Caleb e Camille Fang (Christophen Walken e Maryann Plunkett) nel "presente narrativo" del film
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Colpo in banca con vittime: ma è tutta una messinscena della pazza famiglia Fang in piena performance di arte spontanea. Siamo negli anni 70, è una sorta di "flash mob" ante litteram
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Baxter, diventato scrittore dall'ispirazione perduta, è interpretato da Jason Bateman anche regista del film
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Caleb e Camille Fang (Jason Butler Harner e Kathryn Hahn) durante un movimentato Natale anni Settanta
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Jason Bateman, nei panni di Baxter, firma la regia de "La famiglia Fang". Il film è basato sul romanzo omonimo di Kevin Wilson
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Eccoli insieme i due fratelli segnati dalla complicata convivenza con i loro genitori: Nicole Kidman è Annie, Jason Bateman è Baxter
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Nicole Kidman nella parte di Annie è uno dei migliori elementi di attrazione del film

Sono artisti. Stravaganti, d’avanguardia. Chi li ama li definisce genii; i detrattori li chiamano clown e in effetti  qualche dubbio viene. Caleb e Camille Fang (Christophen Walken e Maryann Plunkett) hanno trasformato la loro vita in una performance perpetua nelle forme di un vanitoso, gigantesco flash mob ante litteram (siamo negli anni Settanta), incursioni e messinscena tra la gente, a metà fra l’opera d’arte e la carnevalata. Libera creatività e provocazione. Sempre sul filo della beffa collettiva e del divertimento assicurato per gli attori-simulatori.

Compagnia ambulante e pazza

Andrebbe tutto liscio, per così dire, se i coniugi de La famiglia Fang (uscita in sala 1 settembre) non considerassero i loro figli Annie e Baxter (Nicole Kidman e Jason Bateman, anche regista del film) una loro appendice e un puro strumento espressivo per le performance di famiglia. Più che figli, quasi-vittime. Inconsapevoli all’inizio, da ragazzini, anche parte di una “compagnia” ambulante e pazza, imbevuti  della stessa eccentricità dei loro genitori, come al  centro di un gioco sempre diverso, esilarante e inebriante, dagli esiti qualche volta imprevedibili ma architettato da Caleb e Camille con feroce determinazione, palese egocentrismo e totale abbandono alla causa dell’arte spontanea.

Un misterioso incidente

Ma diventati adulti e andati a vivere lontano, i due fratelli non faticano a individuare nell’egoismo di allora e vagamente folle dei genitori la causa prima dei loro attuali – e gravi – problemi (anche) psicologici. Annie è diventata un’attrice di repentine fortune ma oramai dimenticata che deve una fama superstite alle chiacchiere dei tabloid; Baxter è uno scrittore dalla vena in progressivo esaurimento, annaspante alla ricerca di uno straccio d’ispirazione che gli faccia completare il suo terzo romanzo. Prosciugati nella mente e negli affetti, entrambi farebbero volentieri a meno di occuparsi ancora una volta di papà e mamma Fang, dai quali, faticosamente, si sono da tempo staccati come da un contagio. A riportarli sulle loro tracce è però un misterioso incidente che fa letteralmente “sparire” Caleb e Camille, con chiari indizi di morte per entrambi. Sarà tutto vero o si tratterà dell’ennesino, forse definitivo e più clamoroso coup de théâtre della coppia?

Tra “giallo”, dramma e commedia

Il film, che praticamente nasce da questo episodio e somministra l’antefatto con una ben programmata serie di flashback, s’infila in un intrico che mette tutti alla prova estrema quando, esaurite le occhiate allo specchietto retrovisore della storia, si torna al tempo del presente narrativo.  In un contrasto difficilmente sanabile nella struttura drammatica del racconto che, accanto al “giallo” della sparizione dei coniugi e alle sue ipotesi di soluzione, deposita tracce di introspezione nei due fratelli e perfino di commedia nel recupero temporale delle antiche marachelle artistiche, non di rado scortate da scene esilaranti.

L’insieme, se si vuole a tratti un po’ algido nell’inseguimento di una forma complessa e raffinata, gode comunque di una sceneggiatura dall’impianto solido, desunta dal romanzo omonimo di Kevin Wilson (Fazi editore) cui la regia di Bateman associa un linguaggio cinematografico abbastanza incisivo, più incline alla riflessione e alla ricerca delle motivazioni disturbanti nei caratteri di Annie e Baxter che alla loro spettacolarizzazione.

I valori di un cast importante

È un’impostazione stilistica che fa anche di tutto per capitalizzare al massimo i valori di un cast importante, esaltandone le individualità e curandone, com’è giusto, la miscela in ottica di una valida conseguenza collettiva.  Nicole Kidman, cui lo stesso Bateman si affianca nella parte del fratello,  ha una sua ben definita identità dolente, irta di nevrosi e di afflizione ma capace di reattività e propensione al riscatto. Christophen Walken, con un perfetto physique du rôle, aleggia inquietante, acquoso e magnetico sulla storia e sui destini della propria famiglia, opponendo alla solitudine dell’artista-Caleb un istigante, quasi esorcizzante incitamento alla condivisione di “squadra”. Gli è accanto, consapevole e connivente, la Camille di Maryann Plunkett. Nei flashback della vita familiare remota e delle sue performance, dove tutti i personaggi sono più giovani, vengono ovviamente impiegati altri attori: Jason Butler Harner e Kathryn Hahn (Caleb e Camille Fang), Mackenzie Brooke Smith e Taylor Rose (la Annie rispettivamente di 9 e 18 anni), Jack McCarthyKyle Donnery (il Baxter bambino e adolescente).

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