La parabola di Sebastian Kurz nella politica dei giovani (e facili) nuovi eroi

Sebastian Kurz si è dimesso. L'annuncio è arrivato sabato scorso, in conseguenza dello scandalo che lo ha travolto. In particolare, l'ex cancelliere austriaco è accusato di aver indebitamente usato fondi pubblici per finanziare sondaggi favorevoli al suo schieramento politico, il Partito popolare austriaco: comportamenti illeciti che si sarebbero verificati tra il 2016 e il 2018, quando Kurz era già leader della sua compagine. In tal senso, dopo un raid – condotto il 6 ottobre scorso dalle forze anticorruzione negli uffici della cancelleria e dello stesso Partito popolare – i Verdi (che governano in coalizione con i popolari dal gennaio del 2020) hanno esercitato pressioni per ottenere un passo indietro del cancelliere: passo indietro che, per l'appunto, è arrivato nella giornata di sabato.

Da oggi, l'incarico passerà quindi nelle mani del ministro degli Affari esteri, il popolare Alexander Schallenberg. Dal canto suo, il trentacinquenne Kurz dovrebbe comunque continuare a mantenere la guida dei popolari. Tutto questo, mentre parte della stampa austriaca ritiene assai probabile che si ritaglierà il ruolo di "cancelliere ombra": uno scenario che, qualora si verificasse, sarebbe prevedibilmente destinato a creare ulteriori fibrillazioni in seno alla coalizione di governo. Per quanto i Verdi abbiano escluso un suo possibile ritorno alla guida dell'esecutivo nell'arco dell'attuale legislatura e per quanto si stia già proponendo di istituire una commissione parlamentare di inchiesta, è comunque ancora troppo presto per capire se la carriera politica dell'ex cancelliere possa dirsi realmente conclusa. Quel che è certo è che, almeno al momento, tale carriera abbia subìto una decisa battuta d'arresto.

In questi anni, le politiche di Kurz sono state caratterizzate da una decisa impronta "law and order": l'ex cancelliere si è battuto contro una linea troppo permissiva in materia di immigrazione clandestina e ha cercato di arginare il fenomeno dell'Islam politico. Sotto questo aspetto, Kurz è diventato un punto di riferimento per quanti, all'interno dell'Unione europea, hanno costantemente puntato il dito contro una linea eccessivamente blanda in materia di immigrazione illegale e fondamentalismo islamico. Un elemento che ha avuto anche ripercussioni internazionali, visto che l'ex cancelliere ha intrattenuto un rapporto piuttosto burrascoso con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Tuttavia, sebbene gli vada riconosciuto di aver suonato un campanello d'allarme per additare a Bruxelles alcuni problemi di notevole rilevanza, Kurz – in questi anni – ha anche assunto delle posizioni non particolarmente amichevoli nei confronti dell'Italia. L'ex cancelliere è infatti stato tra i più attivi sostenitori del fronte dei cosiddetti Paesi frugali, conducendo una politica economica a livello europeo che certo mal si sposava con gli interessi di Roma.

Tutto questo per dire che, al di là delle etichette, la realtà è complessa. E che il giudizio su un leader politico possa (e forse debba) rivelarsi meno schematico e semplicistico di quanto troppo spesso accade. Un modo anche per ridimensionare quelle analisi che talvolta fanno banalmente leva sulla giovane età di determinate figure pubbliche: quasi come si trattasse di un fattore in grado di estrinsecare automaticamente la loro (presunta) positività. Non sappiamo se Kurz riuscirà a riprendere il suo cammino politico dopo questa battuta d'arresto. Forse sì, forse no. Ma – nel suo, come in altri casi – non sarà la giovane età a pesare sul giudizio che di lui darà la Storia.

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