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Musica

The Kolors: "Ascoltate la musica, non siamo più quelli del ciuffo"

Cinquecento concerti in due anni: se questa non è gavetta...» racconta Stash (all’anagrafe Antonio Fiordispino), leader dei TheKolors, la vulcanica band lanciata da Amici nel 2015, da qualche settimana in classifica e nell’airplay radiofonico con le canzoni del terzo album intitolato You. «Il concetto di fondo che tiene insieme i brani è il condizionamento che i social network esercitano su tutti noi. Siamo di fatto “controllati” passo dopo passo. Rileggere George Orwell nell’era social fa venire i brividi» spiega.

I THE KOLORS saranno ospiti di Panorama d'Italia a Milano, venerdì 20 ottobre, ore 18, Teatro San Babila: intervista ed esclusiva performance live. Evento gratuito. Iscriviti e partecipa.

Torniamo ai 500 concerti...
Prima di Amici, eravamo la resident band in un club storico di Milano: le Scimmie. Suonavamo tutte le sere e non era sempre eccitante. Ricordo certi mercoledì d’inverno davanti a due persone che pomiciavano ininterrottamente senza mai alzare gli occhi verso il palco. In quel periodo abbiamo battuto il record delle serate non pagate. Il nostro cachet era una birra. A testa. Rimpianti? Nessuno, quell’esperienza è stata decisiva. Farsi il mazzo è la prima condizione per avere una chance di farcela. 

You, l’ultimo disco è stato concepito come una playlist. Avete cercato di intercettare le modalità d’ascolto dei Millennials?
Non solo quelle dei più giovani, ma anche le nostre. Io stesso, quando scelgo la musica sulle piattaforme streaming, non pratico alcuna coerenza di genere: dopo Beyoncé, clicco i Pink Floyd e poi ancora gli Oasis e Drake. L’ascolto di un album intero dello stesso artista è ormai un’eccezione. Detto questo, i brani di You, pur nella loro eterogeneità, hanno un filo conduttore che li tiene insieme. Quel filo è il nostro suono, il nostro stile. Un risultato lo abbiamo già raggiunto: nelle recensioni e negli articoli si parla della nostra musica e non più del mio ciuffo. 

Nel brano Dream Alone siete riusciti a coinvolgere due ex Oasis: Andy Bell e Gem Archer. 
Nell’ottica di registrare un album diverso dai precedenti, avevo scritto una canzone con un sound che era esplicitamente ispirato alla band di Liam e Noel Gallagher. Per questo ho deciso di farla ascoltare a chi di quel gruppo aveva fatto parte. Mi serviva un parere schietto e  competente, non volevo che quel pezzo sembrasse soltanto un’imitazione. Tramite una persona del mio staff, l’ho mandato via mail ad Andy Bell che, dopo 12 minuti, mi ha risposto così: «Il pezzo è davvero forte, mi piace e vorrei collaborare al testo. Non solo: per le chitarre acustiche potrei coinvolgere anche il mio collega Gem Archer». 

Così facile da non sembrare vero...
Lo so, siamo rimasti senza parole: il giorno dopo eravamo in studio registrazione con entrambi. Alla fine dell’incisione non sapevo come sdebitarmi. Di sicuro, non volevo offenderli proponendogli un cachet per la performance in studio. Così, gli ho proposto di partecipare ai diritti d’autore del pezzo. La loro risposta è stata una pacca sulla spalla: «Non ci pensare nemmeno, siamo venuti qui perché ci piaceva la canzone». I grandi artisti sono fatti così. Se penso a quelle band di quartiere che, a Milano, ai tempi delle Scimmie, ci guardavano dall’alto in basso perché 40 amici andavano a vederli suonare sui Navigli...

Vi siete mai pentiti di aver partecipato al programma di Maria De Filippi?
Assolutamente no. Il giorno prima della telefonata per i provini stavamo partendo per trasferirci a Londra. In Italia, le radio e le case discografiche non sembravano minimamente interessate a noi. Remava contro anche la scelta di cantare in inglese. La vittoria ad Amici ha invece cambiato tutto. Maria De Filippi ed Elisa, nel ruolo di coach, ci hanno insegnato tanto. Soprattutto abbiamo assimilato e fatto nostra l’arte della canzone, che significa far capire chi sei e che cosa fai in meno di due minuti

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