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40 anni fa l'ingresso di Khomeini a Teheran: storia e foto

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L'Ayatollah Rhuollah Khomeini prese il potere il 1 febbraio 1979 dopo 15 anni di esilio a Parigi
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Il gabinetto del primo ministro iraniano Alì Mansur, assassinato dagli oppositori dello scià nel 1974
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L'Ayatollah Rhuollah Khomeini all'arrivo a Teheran su un volo Air France proveniente da Parigi. 1 febbraio 1979.
GABRIEL DUVAK / ANSA
La folla di Teheran acclama il nuovo capo di Stato iraniano, Rhuollah Khomeini, il 2 febbraio 1979
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Teheran, febbraio 1979. Un carro armato con l'effigie dell'Ayatollah Khomeini
EPA /ANSA
Il primo incontro tra Khomeini e il capo della Chiesa armena Ardak Manoukian poco dopo la presa del potere da parte dell'Ayatollah
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Lo scià Rehza Palhavi (1919-1980), esiliato il 16 gennaio 1979 e morto in Egitto.
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Lo scià Rehza Pahlavi lascia l'Iran assieme alla moglie Farah. 16 gennaio 1979.
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Lo scià Rehza Pahlavi (c) in compagnia di Stalin e Molotov durante la guerra
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Manifestazione popolare in favore di Khomeini prima dell'esilio del 1964
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Discorso di Khomeini alla scuola coranica di Quom poco prima dell'esilio francese. 1964.
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Khomeini nel giardino della sua abitazione di Neauphle-Le Chateau (Parigi) il 10 ottobre 1978
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Khomeini negli anni '70 durante l'esilio francese. Qui in compagnia del suo futuro ministro Ghotbzadeh
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Khomeini assieme ai mujaiddin iraniani
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Manifestazione a Londra di rifugiati iraniani contro il regime di Khomeini. 4 gennaio 1981.
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L'occupazione dell'Ambasciata Usa di Teheran, che portò alla lunga crisi degli ostaggi americani terminata solo nel 1981.
EPA/ABEDIN TAHERKENAREH
Soldati iacheni celebrano il giorno della protesta contro Israele, istituito da Khomeini nel 1979

L'ultima immagine dello scià Rehza Palhavi apparve alla televisione iraniana durante il discorso di insediamento dell'Ayatollah Rhuollah Khomeini in pochi fotogrammi trasmessi clandestinamente. Era il 1 febbraio 1979.

L'ex sovrano, il principale fautore della modernizzazione del paese e dell'alleanza con il mondo occidentale (Stati Uniti in testa) era stato costretto all'esilio in seguito ai gravi disordini e al caos politico che da tre anni flagellavano l'Iran.

Il capo religioso sciita, scendendo la scaletta dell'aereo che lo riportava a Teheran dopo 15 anni di esilio a Parigi, cancellava 25 secoli di monarchia e dava inizio alla Repubblica Islamica e alla violentissima repressione delle libertà civili e delle riforme sociali nel nome della legge coranica su cui la nuova forma di governo si fondava.

Come l'Iran cadde nelle mani di Khomeini (1950-1979)

Lo scià Rehza Palhavi aveva dato fin dal 1941 (anno di occupazione del Paese da parte degli anglo-americani) una svolta filo-occidentale alla politica di Teheran. Negli anni '50, assieme al premier Mossadeq, l'Iran dello scià si era decisamente schierato con le potenze occidentali nel quadro della prima fase della Guerra Fredda, respingendo le pressioni esercitate da Mosca sulle regioni dell' Azerbaigian e delle zone abitate dai curdi in seguito al rifiuto iraniano della fornitura di petrolio all'Urss.

L'allineamento a Washington vide una momentanea tensione tra il 1953 e il 1954 quando per iniziativa di Mossadeq fu decisa la nazionalizzazione della precedente Anglo-persian oil company, decisione osteggiata così fortemente dalle potenze occidentali da causare la destituzione del premier. Queste ultime, paghe del fatto che Pahlavi era ritornato sui suoi passi, offrirono assistenza e aiuti economici sanciti con gli accordi di Baghdad in cui il segretario di Stato americano John F. Dulles sigillava definitivamente l'alleanza con Teheran in funzione antisovietica.

Rehza Palhavi: dall'alleanza con l'Occidente alla svolta autoritaria

Con i fondi e l'assistenza occidentale Pahlavi inaugurò negli anni sessanta una serie di riforme verso la modernizzazione (riduzione del latifondo e abolizione della plurisecolare servitù della gleba) parallelamente alla repressione dell'opposizione sciita di cui Khomeini (che fu esiliato nel 1964) era uno dei massimi leader.

Le riforme dello scià, tuttavia, non furono in grado di sopperire alle gravi tensioni sociali che interessavano la parte più misera del Paese, che diede vita a costanti episodi di violenza culminati con l'assassinio del primo ministro Alì Mansur nel 1974. Gli anni '70 si erano aperti con il costante riarmo dell'Iran in funzione di difesa dai paesi arabi schierati con l'Urss. L'atteggiamento di Teheran non cambiò neppure dopo la guerra dello Yom Kippur (1973) e la conseguente crisi petrolifera, con il rifiuto di Pahlavi di applicare l'embargo ai paesi occidentali che avevano sostenuto Israele.

I grandi introiti derivati dall'aumento dei prezzi del petrolio portarono il governo dello scià ad impostare una politica di egemonia nel mondo arabo che fece aumentare attorno a Teheran la tensione con gli stati arabi confinanti. In particolare lo scontro fu con l'Iraq sul controllo del Bahrein, mentre la politica interna vide una drammatica accelerazione nell'abolizione delle libertà politiche con la costituzione del Partito unico della Resurrezione Nazionale, di fatto espressione del regime di Pahlavi. Dal 1976 la violenza la fece da padrona per le strade di Teheran, mentre da Parigi l'ayatollah Khomeini organizzava la rivolta politico-religiosa del popolo. Il 16 gennaio 1979, con la rivoluzione alle porte, la famiglia dello scià abbandonò per sempre Teheran per lasciare il posto al capo religioso sciita che in pochi giorni aboliva le riforme filo occidentali del predecessore e instaurava il regime della Sharia, giunto sull'Iran su quel volo Air France atterrato 40 anni fa.

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