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Drake: in Certified Lover Boy la quantità non fa sempre rima con  qualità

Proviamo a immaginare una riunione-tipo negli uffici di una grossa etichetta americana che si occupa principalmente di musica rap, trap e urban, alle prese con la pubblicazione del nuovo album di uno dei loro artisti di punta. «Hey, è arrivato il featuring di Lil Baby?». «Non ancora, ma ieri ci ha mandato il suo pezzo Lil Durk». «Ok, allora mandalo a (4-5 nomi di produttori rap), così lo assemblano nel brano X». «Va bene». Qualche minuto dopo, nella stessa riunione. «Quanti brani dell'album sono già pronti?». «16». «Non va bene, troppo pochi per lo streaming. Chiamate Travis Scott e chiedetegli quanto vuole per un suo featuring». «Ok, procedo».

Una ricostruzione di fantasia, ma non troppo, di come viene realizzato oggi uno dei tanti (troppi?) album (t)rap e urban in stile catena di montaggio, che oggi dominano le classifiche di streaming. Gli stream, ovvero gli ascolti nelle piattaforme digitali, sono ormai l'unico vero parametro che sembra interessare alle case discografiche, che sempre più spesso non pubblicano neanche il CD o il vinile del rapper del momento proprio perché ormai considerano la musica fisica un mercato residuale, che funziona ancora con gli artisti della vecchia guardia o con i cofanetti super deluxe per i 30/40/50 anni dell'uscita di un album storico, con 40-50 demo e alternative track ripescate negli archivi.

Non hanno fatto eccezione a questo meccanismo gli ultimi album-kolossal di Kanye West e Drake, Donda e Certified Lover Boy, che realisticamente venerdì si alterneranno in cima alle classifiche mondiali di vendita, anzi, pardon, di streaming, visto che nessuno dei due è stato stampato in formato fisico (considerato evidentemente un feticcio da boomer). L'uscita ravvicinata degli album di due pesi massimi del rap ha scatenato un acceso derby nelle rispettive fanbase, reso ancor più appassionante dal fatto che i due album hanno praticamente la stessa struttura (26 brani per 1.45 di durata per Donda, 21 brani per 1.30 per CLB) e molti ospiti in comune (Jay-Z, Lil Baby, Lil Durk, Travis Scott, Kid Cudi, Ty Dolla $ign).

Come per Donda, anche per Certified Lover Boy vale lo stesso discorso: non è un album fatto per essere ascoltato tutto, dall'inizio alla fine, ma una lunga playlist in cui ognuno può trovare ciò che gli aggrada di più. Un meccanismo che funziona come un orologio svizzero per superare i record di streaming, ma che rende faticoso l'ascolto, penalizzando i brani più riusciti con la vicinanza di pezzi noiosi e trascurabili. Se fosse stato composto solo da 10-11 brani, Certified Lover Boy sarebbe un ottimo album, non lontano dai fasti di Nothing was the same e Take care, universalmente considerati i migliori della discografia di Drake. L'album prende il via in modo promettente con Champagne Poety, con una bella base soulful che campiona addirittura Michelle dei Beatles, proseguendo sulla stessa linea con Papi's home, che inizia con un breve pezzo gospel. Da Girls wants girls inizia una serie di brani soporiferi, che strizzano l'occhio alla trap e al drill tanto in voga, praticamente indistinguibili uno dall'altro (In The Bible con Lil Durk, Fair Trade con Travis Scott, la narcolettica Way 2 Sexy con Future & Young Thug che campiona, peggiorandola, I'm too sexy dei Right Said Fred) e caratterizzati da testi di una pochezza imbarazzante. Una piccola luce è rappresentata, nella prima parte dell'album, dalla riuscita Love All, caratterizzata da una bella base rarefatta e ricca di calore e impreziosita da un pregevole featuring di Jay-Z (un rapper vero, che scandisce perfettamente tutte le sillabe e di cui si capisce ogni singola parola).

Decisamente superiore la seconda parte dell'album, da Pipe Down in poi, nella quale Drake ritorna a quel mix tra cantato r&b e rap che è la sua cifra artistica più riconoscibile e riuscita. Splendido l'intermezzo voce e piano di Yebba (che abbiamo imparato ad apprezzare in Late Night Feelings di Mark Ronson) in Yebba's heartbreak, mentre le successive No Friends in Industry, in cui il povero Drake si lamenta per non avere amici nel competitivo mondo della musica, e la soporifera Knife Talk ci riportano alla realtà. Il saliscendi emotivo vira di nuovo su buoni livelli con 7 A.M. Path, con i suoi archi ariosi e il rap fluido di Drake, con il godibile mix di r&b e rap di Race my mind e soprattutto con l'ottima Fountains insieme alla cantante nigeriana Tems, caratterizzata da una saltellante base dancehall.

Uno dei brani più apprezzati dai fan del rap old school è You only live twice, nella quale Rick Ross, su una base che ricorda i primi lavori di Kanye West, ricorda a tutti perché è considerato uno dei migliori rapper della sua generazione. In IMY2 e Fucking fans ritorna lo spleen, mentre la conclusiva The Remorse, forse il brano più sincero dell'intero album, è un ottimo finale, grazie al suo piano lo-fi e alla voce pitchate in sottofondo. I numeri, per ora, parlano chiaro: il sesto progetto in studio del rapper canadese ha totalizzato in sole 24 ore 153 milioni di stream su Spotify ed è presente con 19 brani su 21 nella Top200. Record anche su Apple Music come album con più stream nelle prime 24 ore nel 2021, presente inoltre con 15 brani su 21 nella Top100. Peccato che, come abbiamo raccontato in queste righe, non sempre la quantità fa rima con qualità. Ed è un peccato, perché la metà dei brani di Certified Lover Boy sono più che buoni, ma rischiano di affogare in mezzo ad una decina di pezzi soporiferi e piatti, di cui avremmo fatto volentieri a meno.

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