Isis e la teologia della schiavitù sessuale

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Kurdistan. Peshmerga distribuiscono acqua e cibo ai bambini della comunità Yazidi

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Un gruppo di Yazidi sfuggite in Kurdistan

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Tra gli sfollati Yazidi moltissime le donne e i bambini. Kurdistan, 10 agosto 2014


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Una famiglia della comunità Yazidi in un rifugio in Kurdistan, 10 agosto 2014


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Iracheni sfollati della comunità Yazidi in un rifugio in Kurdistan, 10 agosto 2014


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Una famiglia Yazidi in un rifugio di fortuna. Kurdistan, 10 agosto 2014


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Un bambino Yazidi in un rifugio di fortuna. Kurdistan, 10 agosto 2014,


Reclamando l'appoggio del Corano, l'Isis porta avanti la "teologia dello stupro" e della schiavitù sessuale, mettendo a punto una "dettagliata burocrazia" che include contratti di vendita certificati dalle corti islamiche gestite dall'organizzazione. A scattare la fotografia delle violenze dell'Isis sulle donne della minoranza di religione Yazida in Iraq è oggi il New York Times, che intervista 21 donne yazide scampate ai rapimenti e alle violenze.

Le discussioni teologiche sul tema si sono tradotte nella stesura di linee guida per la schiavitù sessuale e in manuali su come fare: i vertici dell'Isis hanno addirittura selezionato le letture del Corano e di altri testi religiosi non solo per giustificare la violenza, ma per celebrare ogni aggressione sessuale come un bene per lo spirito.

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"Mi diceva che stuprarmi era la sua preghiera a Dio. Gli dicevo che era sbagliato, ma mi rispondeva che quello che faceva era consentito", ricorda la 15enne F., catturata un anno fa sul Monte Sinjar e venduta a un combattente iracheno dell'Isis di 20 anni. F. non vuole far conoscere il suo nome, e preferisce identificarsi solo tramite la sua iniziale: ora è riuscita a scappare dopo nove mesi di schiavitù. La storia di F non è un'eccezione, è la normalità nel califfato dell'Isis.

Anche le bambine

Una ragazza di 12 anni - intervistata dal New York Times in un campo profughi - racconta di essere stata stuprata: il combattente che l'ha violentata continuava a ripetere che non era un peccato. "Gli dicevo che mi faceva male, gli chiedevo di fermarsi", ricorda. "Mi rispondeva che in base all'Islam poteva stuprarmi perché ero una non credente. Violentandomi lui si avvicinava a Dio", aggiunge.
Nell'articolo le ragazze parlano anche di interi palazzi dove le donne vengono lasciate in attesa di essere vendute come schiave. Gli acquirenti le chiamano in una stanna, le valutano attentamente prima di decidere se comprarle o scegliere qualcun'altra. I compratori stipulano dei veri e propri contratti e se cedono la schiava a un nuovo compratore cambiano l'intestatario del contratto.

Liberata dal kamikaze

Una ragazza che si fa chiamare A., 25 anni, ha raccontato al New York Times che il suo "proprietario" un giorno le ha detto che aveva concluso il suo iter per diventare martire, e si sarebbe fatto esplodere, quindi lei poteva essere considerata libera. Prima però le ha consegnato un certificato che attestatava la sua liberazione, e con quello ha potuto superare i controlli e tornare in Iraq dalla sua famiglia.

Nello stesso modo in cui alcuni passaggi della Bibbia sono stati usati per sostenere negli Stati Uniti la schiavitù, l'Isis - affermano alcuni esperti intervistati dal quotidiano - cita versi specifici e storie del Corano per giustificare il traffico di esseri umani.

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