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Inquinamento: cosa ci chiede l'Europa

L'inquinamento atmosferico è il più grande pericolo per la salute ambientale dell'Europa. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, in Europa 9 cittadini su 10 sono esposti a livelli eccessivi di inquinamento da PM2,5 e ozono. Il più recente rapporto sulla qualità dell'aria nel nostro continente, pubblicato lo scorso novembre dall'Agenzia Europea per l'Ambiente, stimava a 428.000 le morti premature in 41 paesi europei nel 2014, di cui circa 399.000 nell'UE-28, legate alle concentrazioni di PM 2,5. Nell'occhio del ciclone in questi giorni ci sono 9 paesi, Italia inclusa, che rischiano di essere deferiti alla Corte europea, colpevoli di aver violato le norme sulla qualità dell'aria in vigore nell'Unione.

I ministri dell'ambiente o i loro vice, di Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia, sono stati convocati con urgenza a Bruxelles dal Commissario europeo per l'Ambiente Karmenu Vella. Nella riunione, durata pare appena un paio d'ore, il Commissario ha chiesto conto del continuo, protratto superamento dei valori limite per la qualità dell'aria di cui i paesi in questione si sono resi responsabili.

Nessuno si aspettava che la riunione potesse risolvere il problema, infatti così non è stato, ma si è trattato di un modo per la Commissione di fare pressione sui paesi negligenti, che non sono al primo avvertimento, perché mettano sul tavolo impegni concreti che consentano loro di rientrare nei ranghi e raggiungere finalmente gli standard europei di qualità dell'aria. I limiti li trovate in questo documento.

Alla fine della riunione il commissario Vella ha rilasciato una dichiarazione, diplomatica ma franca, nella quale in sostanza dice che anche se nel corso del'incontro sono emersi alcuni suggerimenti positivi, questi non sembrano ancora sufficienti a modificare il quadro generale. Vella ha dato ai nove paesi convocati 10 giorni di tempo per presentare un piano coerente di azioni che possano davvero consentire di abbattere l'inquinamento atmosferico.

In mancanza di proposte soddisfacenti, il prossimo passo potrebbe essere il deferimento alla Corte europea che poi dovrebbe comminare delle sanzioni. "Le scadenze per soddisfare gli obblighi giuridici", avverte Vella, "sono state ormai da tempo superate. Secondo alcuni, abbiamo atteso già fin troppo. Ora non possiamo più rimandare".

La posizione dell'Italia

Dei 28 paesi dell'Unione, gli standard di qualità dell'aria sono stati disattesi da ben 23, in 19 casi questo è risultato in una procedura di infrazione nei loro confronti da parte della Commissione. Il nostro è l'unico paese, insieme alla Francia, sul cui capo ne pendono già due: una per le concentrazioni eccessive di particolato e una per le emissioni di diossido di azoto (NO2), quello dovuto principalmente ai motori diesel.

"L'Italia sta facendo grandi passi avanti nella lotta all'inquinamento e lo abbiamo ribadito a Bruxelles", ha dichiarato dopo l'incontro il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, che sostiene di aver fatto presente al commissario Vella che "gli sforamenti, dal 2000 a oggi, si sono ridotti di più del 70%".

"In questi anni", prosegue il ministro, "abbiamo fatto un lavoro molto intenso, in collaborazione con gli altri ministeri, le Regioni e i Comuni: efficientamento energetico al 28%, energie rinnovabili al 28% e riduzione di CO2 al 32-33%". Ma le sue rassicurazioni non sono evidentemente bastate a scagionare l'Italia dalle sue colpe. La scadenza per portare proposte per ulteriori tagli sufficienti a conformarsi ai limiti previsti nell'UE è fissata per la fine della settimana prossima.

Legambiente: 39 città oltre i limiti

Capita a fagiolo la pubblicazione in questi giorni del rapportoMal'Aria 2018 di Legambiente, dall'azzeccato sottotilolo: L'Europa chiama, l'Italia risponde?, dal quale si evince che nel 2017 sono state 39 le città fuorilegge con livelli di inquinamento atmosferico da Pm10 ben oltre le soglie consentite, che sono pari a 50 µg/m3 nel corso delle 24 ore, (ma su base annua il valore massimo consentito è pari a 40 µg/m3). Le peggiori sono state Torino, con 112 sforamenti (laddove il massimo di superamenti consentiti è di 35 all'anno), Cremona con 105 e Alessandria con 103, Padova con 102, Pavia con 101 giorni, Asti con 98 giorni, Milano con 97, Venezia con 94, Lodi e Vicenza con 90. Al centro-sud si distingue Frosinone al nono posto (93 giorni).

E che dire dell'ozono? Le città italiane che nel 2017 hanno superato il limite di ozono (25 giorni nell'anno solare) sono 44. Le peggiori sono Catanzaro con 111 superamenti, Varese (82), Bergamo (80), Lecco (78), Monza (78) e Mantova (77). Sommando i giorni fuorilegge per l'inquinamento da polveri sottili (Pm10) e quelli per ozono, Legambiente calcola che "la popolazione residente" esposta è di circa 7 milioni di abitanti, che hanno respirato polveri e gas tossici e nocivi circa un giorno su due nel peggiore dei casi (Cremona con 178 superamenti totali), e uno su quattro nel migliore dei casi.

I danni possibili di una esposizione prolungata a concentrazioni eccessive di questi agenti inquinanti vanno dall'irritazione del sistema respiratorio, alla riduzione della funzione polmonare, all'aggravamento di asma e altre malattie respiratorie, ma anche disturbi cardiaci, circolatori e ischemici. "L'impegno espresso nello Stato dell'Unione per la tutela dei cittadini non può essere illustrato in modo più chiaro", ha dichiarato nel suo comunicato il commissario Vella: "proteggiamo l'aria che i nostri cittadini respirano". Vedremo se i paesi che finora non sono stati in grado di tener fede a questa promessa riusciranno finalmente, dietro minaccia di sanzioni, a cambiare rotta.

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