India, amazzoni per passione

Sheetal Bidaye, cittadina indiana trentaseienne, è diventata la prima motociclista ad attraversare in sella il più alto passo carrozzabile del mondo: quello di Marsimik La. Si tratta di un valico posto nelle alture impervie del Ladakh, a oltre cinquemila e cinquecento metri di quota e a pochi passi dall'incerto confine tra Cina e India, che in passato è stato anche motivo di conflitto. Sfidando le intemperie e le difficoltà che ogni mezzo meccanico incontra ad alta quota per la carenza di ossigeno e la conseguente difficoltà di combustione del carburante, Sheetal Bidaye è riuscita a trovare un posto nella versione indiana del Guinees dei Primati, il Limca. Orgogliosa del suo risultato, ha dichiarato alla BBC il suo amore per l'avventura e ha spiegato come il senso di libertà che le concede andare in moto sia ineguagliabile.

In un Paese, come l'India, dove il ruolo della donna è mortificato e dove la popolazione femminile è purtroppo oggetto di discriminazioni e  violenze, la scelta di dedicarsi al motociclismo è sicuramente inusuale e potremmo essere indotti a pensare che Sheetal Bidaye sia una mosca bianca, guardata con sospetto quando sfreccia lungo le strade di Mumbai o Delhi. In realtà, si tratta di una passione condivisa da un buon numero di altre ragazze: pare che le amazzoni su due ruote che si dedicano a motoraduni, escursioni e competizioni sportive di vario genere siano migliaia in tutto il Paese, secondo le stime della Association of Female Bikers in India. Del resto, il dato non può stupire, se si pensa che motorini, scooter e motociclette sono il mezzo di trasporto più diffuso nel Paese - solo nel 2012 sono stati commercializzati oltre tredici milioni di veicoli a due ruote nuovi, cui ne vanno aggiunti altri milioni usati.

Quello che può stupire, invece, è che siano sorti club di veri e propri "bikers" completamente al femminile sul modello delle bande di centauri che ogni tanto compaiono nelle pellicole statunitensi. E' il caso, ad esempio, delle "Regals" di Mumbai o delle "Hop-on-gurls" di Bangalore, ognuna delle quali scorazza a bordo di una fiammante Royal Enfield. La spiegazione, in realtà, è piuttosto semplice: a godere della libertà delle due ruote è una cerchia di privilegiate, appartenenti ai ceti più benestanti e inserite in contesti dalla mentalità più aperta e occidentalizzata. Del resto, in un Paese in cui il reddito medio pro-capite annuo nel 2012 era ancora di 53.000 rupie (pari a poco più di settecento euro), è facile immaginare come l'acquisto di una Royal Enfield Bullet (la più economica della gamma e la preferita dalle motocicliste di questi club) sia riservato a pochissime: il prezzo di listino supera le settantamila rupie. Un migliaio di euro: poco per noi, ma una cifra stratosferica per la maggior parte delle Indiane.

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