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Economia

Come gli immigrati fanno ricca l'America

Mentre il tema dell’immigrazione è sempre sotto i riflettoriRecode ricorda che gli immigrati e i loro figli hanno contribuito a fondare il 60% delle aziende high-tech di maggior valore degli Stati Uniti.

Il dato emerge dalla ricerca condotta da Kleiner Perkins Caufield & Byers che il sito rilancia sottolineando che, attualmente, il valore di mercato complessivo di queste aziende ha raggiunto 3,8 trilioni di dollari, con un incremento di 800 milioni di dollari rispetto alla scorsa estate.

Il Center for American Entrepreneurship, inoltre, ha analizzato la storia delle aziendedi Fortune 500 e ha scoperto che il 43% di queste, che complessivamente danno lavoro a 12,8 milioni di persone nel mondo, contano almeno un immigrato di prima o seconda generazione fra i loro fondatori.

Ma il dato sale al 52% per le prime 25 aziende. Ecco, dunque, quali sono le dieci più importanti aziende tecnologiche citate da Recode e a chi devono la loro esistenza. 

Le tre multinazionali sul podio

In testa alla classifica ci sono Apple, Alphabet e Amazon. La prima vale oggi oltre 900 miliardi di dollari. Fra i co-fondatori, Steve Jobs è figlio biologico di Abdulfattah Jandali, un rifugiato politico siriano, originario di Homs. Dietro le quinte della nascita di Alphabet, il cui valore ha toccato 780 miliardi di dollari, c’è Sergey Brin, arrivato da Mosca negli stati Uniti all’età di sei anni. Anche l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, è arrivato dall’India nel 1993 per frequentare l’università di Stanford. Amazon, che ha una capitalizzazione da 625 miliardi di dollari, è stata fondata da Jeff Bezos, figlio di un immigrato cubano arrivato negli Stati Uniti all’età di sedici anni senza conoscere una parola di inglese. Bezos è oggi la persona più ricca al mondo.

La curiosa storia del cognome di Larry Ellison

Fra i fondatori di Facebook, valutata oltre 522 miliardi di dollari, c’è Eduardo Severin, nato a San Paolo, naturalizzato americano e, attualmente, cittadino di Singapore. Bob Miner, uno dei fondatori di Oracle, società da 206 miliardi, è figlio di un immigrato siriano, ma anche Leslie Ellison deve il suo cognome a un immigrato. Il patrigno, infatti, è arrivato dalla Russia e ha cambiato nome come tributo al suo punto di entrata: Ellis Island. Herman Hollerith, primo fondatore di Ibm e ideatore del sistema di schede perforate, era un immigrato tedesco di seconda generazione. La multinazionale è valutata 152 miliardi di dollari.

Paypal ha il più alto numero di fondatori stranieri

Nato a Taiwan, ma cresciuto negli Stati Uniti, Jen-Hsun Huang è il fondatore, presidente e amministratore delegato di Nvidia che vale oggi 136 miliardi di dollari. Erik Jonsson, uno dei co-fondatori di Texas Instruments, è figlio di immigrati provenienti dalla Svezia. La società ha una capitalizzazione da 110 miliardi di dollari. Fra i fondatori di Qualcomm, valutata 97 miliardi di dollari, c’è Andrea Giacomo Viterbi, nato a Bergamo ed emigrato negli Stati Uniti in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Con la naturalizzazione americana ha cambiato nome in Andrew James Viterbi. Addirittura, fra i fondatori di Paypal, oggi valutata 96,5 miliardi di dollari, ci sono diversi imprenditori nati fuori dagli Stati Uniti: Elon Musk arriva dal Sud Africa, Peter Thiel dalla Germania, Yu Pan dalla Cina, Max Levchin dall’Ucraina e Luke Nosek dalla Polonia.

Per saperne di più:

- Immigrati: quanto pesa il loro contributo per le pensioni degli italiani

- Perché la Russia vuole gli immigrati che gli altri rifiutano


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