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M5S, il tramonto di Di Maio. Chi sarà il nuovo candidato premier?

Le bugie hanno una data di scadenza e quando vengono scoperte sono bocconi amari. Questa volta il piatto "avariato" se lo sono dovuti ingoiare Roma e tutti gli elettori della sindaca Virginia Raggi perché il caso Muraro mette sempre più nei guai il Movimento 5 Stelle con al centro il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio finito in un bel pasticcio.

In questi giorni Di Maio ha mentito, ha cambiato versione e si è contraddetto. E a ogni dichiarazione i problemi per lui e il Direttorio si sono moltiplicati. Prima, alla festa del Fatto Quotidiano del 4 settembre il vicepresidente ci ha provato sostenenedo: "La Muraro afferma di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia - giura - Non esistono le carte per poter valutare e non dichiaro sui se". Quando poi la Muraro stessa ammette durante l'incontro in commissione antimafie di essere indagata, l'altra bugia che trapela è: "Il direttorio non sapeva", ma su Di Maio spunta una mail che il leader dice di aver ricevuto riguardo alla vicenda, ma di aver sottovalutato le informazioni e sbagliando a leggerla. Poi, ciliegina sulla torta, Repubblica pubblica alcuni messaggi che Di Maio ha scambiato con l'europarlamentare Massimo Castaldo e la deputata grillina Paola Taverna. Equi il problema si fa sempre più serio. 

"Quale reato viene contestato alla Muraro?", chiede il vicepresidente della Camera il 4 agosto all'eurodeputato del Movimento. E la risposta è chiara: "Attività di gestione dei rifiuti non autorizzata". Poi alla deputata Taverna il leader pentastellato domanda: "Muraro è iscritta nel registro degli indagati?". E insiste: "Posso almeno sapere se il 335 è pulito o no?". Risposta della parlamentare è un secco: "No, non è pulito".

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Ora davanti ai grillini Di Maio chiede venia ma il castello di bugie ormai è crollato e questa vicenda rischia di mettere a repentaglio la sua corsa verso Palazzo Chigi, mentre la sua credibilità è già andata a farsi friggere. Non a caso tra i suoi colleghi di Montecitorio già girano frasi come quella di Carla Ruocco: "Archiviato un leader se ne fa un altro", oppure:" Chi l'ha detto che dobbiamo avere un candidato premier?".

A Beppe Grillo non resta che tenere unite le file e offrirsi come garante in difesa dei suoi, sindaca Raggi compresa. Ma questo basterà, ora che la frittata è stata fatta?

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