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Il totoprimarie in Parlamento: Bersani favorito

Il borsino del Transatlantico di  Montecitorio dà Pier Luigi Bersani  al 60 per cento e Matteo Renzi al 40 per cento. Ma l’incognita su chi  sarà il destinatario dei voti di Sel resta. Perché, come ha già scritto Panorama.it,  non è escluso quello che fino a ieri era inimmaginabile. «Così come molti voti di ex Pci nelle regioni rosse sono andati a Renzi, allo stesso modo sempre a Renzi potrebbe andare parte dei voti dell’elettorato di Nichi Vendola». Del resto anche il governatore pugliese è un ex Pci. Già perché,  secondo alcuni deputati che vengono dal Pci, Pds, Ds, non sarebbe affatto vero che la vittoria di Renzi in Toscana e Umbria dimostri la fine di quel che restava del vecchio Pci. Paradossale ma - spiega   uno di loro sotto forma di anonimato: «Conosco tanti ex elettori Pci che alle primarie hanno votato Renzi e non Bersani. Perché?  Proprio perché il vecchio Pci ha sempre guardato alla novità, all’altro, a quelli che una volta chiamavamo i ceti borghesi. Senza questa ricetta  (di togliattiana memoria: “Ceti medi e Emilia rossa”) come sarebbe arrivato il vecchio Pci a sfondare  la  quota 30 per cento? La sua logica era includere, non escludere».

Conquistare le casematte si potrebbe dire utilizzando un termine di  gramsciana memomoria. E quindi stavolta così avrebbero ragionato nei confronti di Renzi molti elettori ex comunisti in quelle  che   venivano considerate le roccaforti rosse. A questo punto, sarebbe logico aspettarsi che allo stesso modo possano ragionare anche diversi elettori di Vendola. Magari soprattutto per cercare di condizionare Bersani. Ma in questo  modo Renzi potrebbe anche vincere le primarie? «No, perché  c’è solo una settimana di campagna elettorale davanti, se ci fosse stato più tempo questa possibilità di una vittoria di Renzi ci sarebbe stata», spiega il deputato pd,  ex Pci-Pds-Ds.

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