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Il procuratore di Arezzo resta al suo posto

Resta al suo posto il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, che il Consiglio superiore della magistratura ha lungamente "processato" per presunte anomalie nella sua gestione della Procura che ha indagato e indaga su Pier Luigi Boschi e sul crac di Banca Etruria.

Oggi il Csm pare intenzionato a prosciogliere Rossi, ma alcuni suoi comportamenti potrebbero essere oggetto di una valutazione disciplinare. Dopo un duro dibattito, la prima commissione del Csm ha stabilito infatti di proporre infatti al plenum l’archiviazione del fascicolo sul pm, perché non ci sono gli estremi per un trasferimento d’ufficio.

Il Csm, però, ha deciso di trasmettere gli atti al pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare contro i magistrati. E la prima commissione ha deliberato anche che tutti gli atti istruttori del "processo" istruito contro Rossi debbano essere inseriti nel fascicolo personale del magistrato: questo è un atto inusuale, e in sé piuttosto grave. Significa che in futuro ogni interrogatorio e ogni atto dell'istruttoria potrà essere impiegato contro il magistrato. Rossi è arrivato al massimo della carriera, in quanto procuratore, ma tra due anni il suo operato dovrà essere valutato dal Csm per la sua conferma.


L’inchiesta contro Rossi era stata avviata il 17 dicembre 2015 dal Csm su istanza del consigliere "laico" Pierantonio Zanettin, che aveva segnalato le ambiguità nel ruolo di Rossi: in quel momento, infatti, il procuratore era consulente giuridico del governo Renzi ma anche l’unico magistrato inquirente sul crac di Banca Etruria, l’istituto di credito il cui vicepresidente era proprio Pier Luigi Boschi (allora non indagato), padre del ministro delle Riforme Maria Elena. Già in gennaio, però, il procedimento pareva destinato all’archiviazione: Rossi aveva dichiarato di non aver mai conosciuto "nessuno della famiglia Boschi", e tanto era bastato.

Poi, il 20 gennaio, Panorama aveva rivelato che in realtà una qualche conoscenza c’era: tra 2007 e 2014 il pm Rossi aveva indagato eccome su Boschi padre (per turbativa d’asta ed estorsione), chiedendone il proscioglimento.

Si era scoperto in seguito che i processi sul banchiere erano stati addirittura quattro, uno dei quali ancora aperto. Le "dimenticanze" del magistrato avevano così indotto il Csm a riaprire il procedimento e spinto la Procura generale della Cassazione a ipotizzare un’azione disciplinare.

Da allora, però, il procedimento sul caso Rossi si è però allungato fino a inabissarsi. In tre mesi il Csm ha convocato praticamente ogni personaggio convocabile: il procuratore generale di Arezzo, i magistrati della Procura, il prefetto e perfino il presidente dell’Ordine degli avvocati. L’ultimo atto concreto si era svolto il 21 aprile, quando anche Rossi era stato ri-interrogato dal Csm. Una seduta «cruciale» era infine prevista per il 5 maggio, ma è saltata.

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