Il miracolo d'acciaio della Bawer

Quel che accadde nel 2008 alla Bawer di Matera potrebbe stare benissimo in un manuale di economia per spiegare la differenza fra imprese che prosperano e imprese che falliscono. Specializzata nella produzione di componenti di acciaio, l’azienda era da anni leader mondiale nelle cassette degli attrezzi per grandi mezzi di trasporto: un mercato sommerso dalla crisi dei consumi, cui si aggiunse quella, ancor più devastante, del settore automotive. "In pochi mesi" ricorda l’amministratore unico e presidente Pasquale Lorusso "il fatturato crollò da 10 a 5 milioni di euro. Eravamo a un passo dalla chiusura".

Quel passo, fortunatamente, non è mai arrivato. Proprietà e manager si sono messi in cerca di una nuova mission. Anziché licenziare, delocalizzare o ridurre l’attività, investirono 3 milioni di euro e raddoppiarono i 50 dipendenti individuando nuovi settori in cui poter utilizzare le loro competenze. Ne trovarono due in cui Bawer non si era mai affacciata: le strutture per il sistema sanitario (tavoli operatori, mensole, carrelli e così via) e le bacheche per i musei. I conti cominciarono a migliorare e non hanno più smesso: quest’anno Bawer dovrebbe fatturare 15 milioni, il 50 per cento in più di prima della crisi. Un ruolo importante è stato svolto dal sistema creditizio ("Non ci hanno mai fatto mancare la fiducia" tiene a sottolineare Lorusso) ma a fare la differenza sono state soprattutto la lungimiranza, il lavoro e il coraggio messi in campo dai vertici aziendali. "Se avessimo delocalizzato" conclude il presidente "avremmo avuto qualche vantaggio immediato, ma certo non saremmo arrivati così lontano".

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