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Il mio pensiero di Natale a chi è prigioniero, a modo suo

Il mio pensiero di Natale va a chi è prigioniero. Ché ognuno lo è a modo suo.

A chi è prigioniero della vita che non ha voluto e nella quale si sente ingabbiato. Come un vestito che seguita a indossare, ma che pure non gli si attaglia come vorrebbe. Non è così, quel vestito puoi modellarlo, scucirlo e ricucirlo mille volte, o metterlo da parte per sceglierne un altro del tutto nuovo. La vita è tua e solo tua. Anche quando eventi e circostanze ti convincono del contrario, c’è uno spiraglio lì, che ti attende. Per riuscire a vederlo devi crederci e non adagiarti in un confortevole senso di impotenza.

A chi è prigionierodei propri eroi, ché gli eroi non esistono. Babbo Natale sì, eroi e profeti no. Esistono uomini e donne capaci di fare cose inimmaginabili, eppure umani e fallibili, non per questo meno ammirevoli. Spesso però siamo alla ricerca di oracoli ai quali domandare verità totalizzanti. Non sempre esiste una risposta, e quando la risposta non c’è impara ad accontentarti di un giudizio sospeso e pure appagante. Il dubbio è conquista.

A chi è prigionierodel ruolo che si è ritagliato, e lo sa ma finge di non saperlo. A chi vive di doppie e triple vite, di inganno e doppiezza, ché così si sente Uomo. E invece è un ominicchio.

A chi è prigioniero di stereotipi del cazzo. Non occorre figliare per ottenere il pedigree Donna di Origine Protetta. Non serve neppure coprire le gambe per sentirsi più solidali con la causa rosa. Care donne, apritele quando vi va e vi conviene. Proteggetevi. In Italia se il Papa lo consente, s’intende.

Per ultimo il mio pensiero va a chi è prigioniero delle manette di Stato e trascorrerà i giorni di festa nella cella asfissiante di un carcere italiano, birmano o siriano. Che sia un Regime efferato a sbatterti dietro le sbarre in quanto dissidente politico, apostata o traditore, ovvero un Regime apparentemente democratico che ti toglie la dignità prima ancora che la libertà, conta poco.

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